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Ed ecco, il seminatore uscì a seminare…

E sparse tutta la sua preziosa semente a piene mani e copiosamente, affidandola alla terra, a tutta la terra. Il seme cadeva dall’alto, come dall’alto cade la pioggia, e si depositava su tutti i tipi di terreno: roveti, deserti, petraie; monti e valli, mari e fiumi, paesi e città. I rovi lo soffocavano, gli uccelli lo beccavano, le acque lo diluivano, i terreni aridi lo facevano disseccare.

Ma il seminatore aveva investito tutto in quella semina e continuava il suo lavoro senza mai fermarsi, senza mai stancarsi: in quel seme c’era speranza e promessa, c’era tutto il progetto di vita felice per tutti che egli aveva pensato fin dall’inizio. In esso e nel terreno che lo accoglieva aveva posto tutta la sua illimitata fiducia. Bastava continuare a lavorare e al tempo favorevole il seme avrebbe trovato il modo di germogliare e produrre frutto, dove il 30, dove il 70, dove il 100.

Dio è il seminatore, e il seme è il suo Regno. Vogliamo essere il terreno? Non esistono terreni cattivi: esistono terreni che hanno bisogno di essere coltivati. Vogliamo essere i vari tipi di terreno? Accogliendo il seme e dando frutto  in maniera diversa daremo vita a una diversità e un’armonia meravigliose. Vogliamo essere gli uccelli che beccano? Dio non ha paura che il seme si perda: gli uccelli lo porteranno altrove, contribuendo a diffonderlo ancora di più. Vogliamo essere gli aiutanti del seminatore? E allora prendiamo anche noi il nostro sacchettino coi semi e usciamo a seminare insieme a Dio, con generosità e fiducia, per la crescita del Regno.

Anna Maria Cutuli

Pubblicato il 2 Dicembre 2013