Il 10 e 11 settembre scorso, al Centro di spiritualità Horeb di Mascalucia, si è svolto il fine settimana del settore adulti diocesano. Il nostro primo segnale di ripartenza, un tempo breve ma abbastanza lungo per ricominciare a gustare quanto è bello stare con i fratelli. Non tantissimi i partecipanti, ma il clima di amicizia e fraternità che si è creato tra noi ci esorta a cercare da ora in poi tutti i modi possibili per riallacciare legami che si erano allentati e crearne di nuovi. Grazie a tutti i componenti del settore che si sono impegnati per la riuscita dell’evento e al presidente diocesano che ha voluto condividere con gli adulti questo tempo di grazia.
Due le piste che abbiamo seguito per riprendere il nostro cammino insieme: l’icona del nuovo anno associativo, Andate dunque, invito esplicito a diventare protagonisti dell’annuncio del Vangelo, e I cantieri di Betania, il documento della CEI per il secondo anno del cammino sinodale.
La bussola che abbiamo usato per orientarci è il nostro testo Fatti di voce, che abbiamo provato a esaminare secondo tre direttrici. Innanzitutto Fatti dalla voce, cioè chiamati per nome da Dio per compiere la sua volontà. In questo primo passo ci ha guidati il nostro assistente don Giuseppe Garozzo con la riflessione biblica che, partendo dal racconto della creazione in Gn 1, 1-26, dove la voce di Dio chiama alla vita tutte le cose, e passando per Isaia 55, 10-11, che mostra come la parola di Dio compie infallibilmente ciò per cui è stata pronunciata e mandata sulla Terra, arriva al prologo del Vangelo di Giovanni: Gesù è il Verbo di Dio, la parola fatta carne e persona che resta sempre con noi.
Per la seconda direttrice, Fatti di voce, abbiamo con gioia accolto e ascoltato l’incaricato regionale del settore adulti Francesco Arangio che, facendo riferimento al cammino sinodale in corso, ci ha ricordato che Betania vuol dire “casa della povertà” e quindi tutti noi uomini, fragili, incerti, spaesati, a Betania siamo a casa. A Betania c’è posto per tutti: c’è la contemplazione con Maria, l’operosità con Marta, il silenzio di Lazzaro che con la sua esperienza di vita e di morte diventa testimone primario della Risurrezione; ci sono i piccoli diverbi, le rivendicazioni e le piccole gelosie che Gesù sempre presente deve placare e comporre. Insomma, ci si ascolta, si litiga ma si sta insieme e si vive insieme: un cantiere sempre aperto e sempre in ascolto degli altri, per realizzare il mandato di testimoni che ci è stato affidato nel Battesimo che ci costituisce re, sacerdoti e profeti.
E veniamo così alla terza direttrice, Fatti (di) voce: cioè diventa testimone, sii tu in prima persona colui che prende su di sé la responsabilità dell’annuncio. Se ognuno di noi riuscirà a vivere in pienezza il proprio mandato, nessuno sarà solo, ma saremo popolo che cammina insieme lasciandosi guidare da Dio e portando Dio dovunque. Mi piace concludere con una immagine richiamata in uno dei nostri laboratori: il carretto e la “vara”. Se “tirare il carretto” può essere uno sforzo enorme per un singolo, ricordiamo le nostre feste popolari, durante le quali il santo festeggiato viene portato in pellegrinaggio sulla “vara” da tutto il popolo. E così torniamo al nostro impegno di testimoni del Risorto richiamando alla mente il “Gioia” di Scicli, la statua di Gesù che il giorno di Pasqua viene portata a spalla dal popolo in festa per tutto il paese.
Andiamo dunque e portiamo a tutti la gioia della salvezza.
Anna Maria Cutuli