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Una Chiesa in uscita

L’ultimo paragrafo del saluto all’assemblea nazionale da parte del presidente del FIAC, Emilio Inzaurraga, porta come titolo una AC en salida.In spagnolo salida vuol dire uscita, ma quel termine, che noi nella nostra lingua associamo alla fatica di un percorso verso l’alto, risulta particolarmente denso di significato.

Voglio raccontarvi un episodio che mi è capitato e che mi sembra possa spiegare meglio cosa intendo dire.

Ero alla messa domenicale, con il ricco bagaglio accumulato durante la recentissima esperienza  ancora da assimilare e da condividere e  piena di entusiasmo per le parole e il mandato affidatoci dal papa durante l’udienza che ci aveva concesso.

La celebrazione era una di quelle a cui si assiste, più che partecipare:  coro molto preparato, predica “giusta”,  raccoglimento, una lunga fila per la comunione. Al momento della Consacrazione, giusto al suono della campanella, una signora anziana e trasandata, quasi una barbona e per di più evidentemente un po’ svanita,  viene a sedersi nel banco davanti a me. Pochi secondi dopo eccola già in piedi che comincia a percorrere la navata centrale avanzando verso l’altare e disturbando i fedeli.

Lì per lì ho pensato: ecco, adesso il celebrante sospenderà la celebrazione, andrà incontro a questa persona a braccia aperte portandola con sé sull’altare, le darà il posto d’onore e poi continuerà a pregare e a farci pregare, dopo averci dato testimonianza di accoglienza degli ultimi. Oppure qualcuno, il sagrestano forse, verrà a prenderla per mano, la porterà in sagrestia e le offrirà una bella colazione, magari cappuccino e brioche. Ho anche pensato che questo gesto toccava a me, che era una mia precisa responsabilità, ma confesso che sono rimasta ferma al mio posto e ancora sento il rimpianto di aver mancato a un mio dovere.

Ma il miracolo è successo: un signore molto distinto (ho scoperto poi che si trattava del ministro straordinario dell’Eucaristia) le si avvicina e, prendendola delicatamente per il gomito, molto discretamente la accompagna alla porta laterale facendola uscire dalla Chiesa. Noi tutti, non so quanti si erano accorti dell’episodio, abbiamo continuato tranquillamente a pregare.

Ma era quella la cosa giusta da fare? Perché io non mi sono mossa dal mio posto? Cosa avrebbe fatto Gesù? E come si sarebbe comportato don Tonino Bello, che spesso ci dava l’esempio in casi di questo genere?

Ecco, purtroppo è questo che noi ancora troppo spesso intendiamo per “Chiesa in uscita”.

Anna Maria Cutuli

Pubblicato il 19 Maggio 2014