Nonostante “a muntagna” avesse provato a spargere un discreto quantitativo di sabbia vulcanica in alcuni comuni della diocesi – costringendo i partecipanti di alcune Parrocchie a rimanere a casa per dare una mano nel lavoro di pulizia – la giornata del 7 Luglio nella Casa San Tommaso di Linguaglossa ha rappresentato un bel momento di incontro dell’AC diocesana di Acireale, riunitasi per vivere insieme un tempo all’insegna della progettualità e della formazione.
Di seguito,
“Chiamati…alla Speranza…e alla Responsabilità…”
I partecipanti
A “Casa San Tommaso” di Linguaglossa, hanno partecipato circa 80 persone, tra membri di Presidenza, Consiglio ed Equipes diocesane e presidenti, responsabili ed educatori parrocchiali provenienti da circa 21 ATB (MARIA SS. IMMACOLATA Dagala del Re (S. Venerina), CUORE IMMACOLATO DI MARIA Acireale, S. MARIA DELL’INDIRIZZO Aci Bonaccorsi, S. MICHELE Acireale, S. MARIA DEGLI ANGELI Acireale, S. MARIA LA STELLA Aci S. Antonio, MARIA SS. DI LORETO Acireale, S. LUCIA Aci Catena, S. FILIPPO Aci S. Filippo (Aci Catena), S. MARIA DELLA PROVVIDENZA Macchia (Giarre), S. MARIA DELLE GRAZIE Linguaglossa, SS. ANTONIO E VITO Linguaglossa, S. GIOVANNI BATTISTA S. G. Montebello (Giarre), S. GIOVANNI EVANGELISTA Acireale, GESÙ LAVORATORE Giarre, S. GIOVANNI BATTISTA Acitrezza (Aci Castello), S. MARIA DELLE GRAZIE Fiandaca (Acireale), S. MATTEO Trepunti (Giarre), S. MARIA LA STRADA Giarre, S. M. DEL CARMELO Pennisi (Acireale), REGINA PACIS Giarre).
Presenti anche i sacerdoti assistenti Unitario, Can. Orazio Barbarino, e del settore Adulti, Don Giuseppe Garozzo, oltre al Vice rettore del seminario vescovile Don Raffaele Stagnitta. Hanno condiviso il pranzo con i 69 convittuali i sacerdoti di Linguaglossa Don Emanuele Nicotra e Don Salvatore Blanco. Nel pomeriggio ha preso parte ai gruppi di lavoro anche il vicario generale Mons. Agostino Russo. (a cura di Edoardo Scaccianoce)
Saluto e introduzione della presidente
Chiamati per rimanere con Lui e portare molto frutto…perché “sia formato Cristo in noi”… (non importa “come” siamo stati chiamati).
Non siamo qui per noi, ma, impegnati ad ascoltare, ora restituiamo, anche la fase del discernimento sinodale. Sono due le necessità presenti nella formazione:
- la necessità di offrire cibo solido, in una forma comprensibile e assimilabile, cercando di stare alla larga dal rischio di “mirare in alto” senza riuscire a coinvolgere la vita delle persone e dal rischio di “annacquare troppo” la proposta di un cammino di fede esigente)
- la necessità di “non amare a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella Verità”
- perciò non si può mai disgiungere la formazione dall’impegno per la Città dell’uomo, la Pace, la Cura della Casa comune
- LA FORMAZIONE CHE CI IMPEGNIAMO A REALIZZARE MIRA A FORMARE PERSONE “A TUTTO TONDO”, LAICI VERI, non residenti di sagrestia, che vivono nel mondo e abitano le realtà del mondo senza appartenervi (Lettera a Diogneto. «Dovremo attrezzarci, soprattutto spiritualmente, per rendere più effettiva la nostra pratica democratica, nutrirla con la parresia (vedi omelia Zuppi) e il rispetto reciproco, irrorarla di ascolto, riflessione, confronto mai superficiale o strumentale, animarla attraverso un reale desiderio di incontro e di dialogo per formulare scelte che accomunano perché frutto di una sintesi ulteriore, e se possibile migliore, dei punti di vista individuali di partenza». (Notarstefano)
- …alla Speranza…”C’è bisogno di gente forgiata dallo Spirito, di “pellegrini di speranza”, come dice il tema del Giubileo ormai vicino, uomini e donne capaci di tracciare e percorrere sentieri nuovi e impegnativi”.
Le persone sono la ricchezza più grande, che l’AC desidera accompagnare in ogni età e condizione. La cura come cifra. L’AC esperta in umanità significa sostenere i poveri, tendere alla sobrietà, non negare i limiti.
Siamo pellegrini:
- in cammino verso una meta
- con l’essenziale
- attraverso delle tappe.
L’AC è una “palestra di democrazia”, la quale rappresenta un aspetto della sinodalità, che a sua volta supera la democrazia stessa
”Vi invito dunque ad essere “atleti e portabandiera di sinodalità”, (di cui la scelta democratica rappresenta un orientamento da coniugare nelle diocesi e nelle parrocchie di cui fate parte, per una piena attuazione del cammino fatto fin o ad oggi. (…) Per questo c’è bisogno di uomini e donne sinodali, che sappiano dialogare, interloquire, cercare insieme.” (Papa Francesco)
Il cammino di comunione e corresponsabilità non può svilupparsi se non con gli strumenti stessi della carità…la pazienza, la benignità, la mitezza…
- …e alla Responsabilità
“La via dell’abbraccio è la via della vita. Tanti che cercano una casa e in questa anche il vero padrone di casa. Vogliono conoscere il Padre e lo hanno davanti se incontrano discepoli pieni del suo amore e se sentono il loro abbraccio. L’abbraccio della misericordia che realizza la «mistica di vivere insieme» – e che trasforma “questa marea un po’caotica” “in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio”. Nell’abbraccio “si confonde chi aiuta e chi è aiutato. Chi è il protagonista? Tutti e due, o, per meglio dire, l’abbraccio”. Alda Merini diceva che solo con l’abbraccio si è interi. L’abbraccio lo riceviamo ed è affidato a noi.” (Matteo Zuppi all’AC) “Abbiamo ancora oggi l’opportunità di mostrare, alla nostra società italiana, un’esperienza di Chiesa sinodale e missionaria che desidera essere fermento di vita buona, seme di fraternità e di comunità, sale che fa gustare il buon sapore del Vangelo a tutti».
«E allora a tutti dico: coraggio, riprendiamo il largo». (Notarstefano)
Quadro Situazionale della ACI della diocesi di Acireale a fine giugno 2024
(condiviso durante la riunione di presidenza del 10 giugno 2024) elaborato sulla base dei dati di adesione 2023, del “sondaggio Presidenti parrocchiali ACI 2024”, del laboratorio presidenti del 11 maggio 2024 e del documento di “restituzione” della fase sapienziale della diocesi di Acireale.
Intento
Individuare priorità e proposte concrete per sostenere le scelte Pastorali della diocesi di Acireale nelle realtà locali attraverso le Associazioni Territoriali di Base (ATB) nel triennio 2024 – 2027
Segni di speranza
- le persone, dopo il devastante periodo della pandemia, tendono a ritrovarsi e stare insieme;
- necessità di ascoltare parole di pace, di speranza che infondano fiducia nel futuro;
- nella comunità cristiana comincia a emergere un senso di fede non più solo individuale ma condiviso;
- desiderio di vivere con più autenticità la fede in Gesù Cristo;
- il bisogno emergente, soprattutto nei giovani, di incontrare persone di fede, oneste, autentiche, generose, coerenti che parlino con la loro vita (v. uff. di pastorale giovanile).
Rischi che emergono nella comunità diocesana
- accentuato individualismo e la convinzione che ci si salva da soli, di essere autosufficienti;
- carenza di partecipazione democratica e scarsa corresponsabilità;
- i gruppi ecclesiali e le parrocchie si percepiscono più come istituzione che come comunità;
- Chiesa identificata nel bene e nel male con il clero; la sfiducia nelle istituzioni e la convinzione
- la sfiducia nelle istituzioni e la convinzione che non c’è speranza e che non vale più la pena di battersi
- per il bene comune, per la custodia del creato e il rispetto dell’ambiente;
- Senso di rassegnazione: “non ci sono novità”, “la solita solfa” e poi “sono tutti uguali” in negativo;
Punti di Forza dell’Associazione diocesana
- l’AC diocesana è presente in 15 comuni su 18 che compongono la diocesi di Acireale;
- l’AC diocesana è presente in 41 parrocchie su 110;
- l’AC diocesana è in crescita, da 39 ATB (Associazioni Territoriali di Base) a 41;
- Il trend di crescita è positivo ed è guidato dall’ACR (6-14 anni) con più 208 nuovi soci e dal settore adulti con più di 104 nuovi soci;
- L’ACI viene reputata ancora una istituzione seria, affidabile, con una grande storia alle spalle, con una moltitudine di santi, beati e belle persone;
- istituzione in grado di formare le persone e le nuove generazioni “come buoni cristiani e onesti cittadini”;
- un itinerario di catechesi ben strutturato per tutti i settori dell’associazione;
- un consolidato “progetto formativo” e una buona stampa associativa;
- organizzazione capillare diocesana, regionale e nazionale;
- la democraticità e il senso di responsabilità e di servizio verificati nelle assemblee elettive;
- un aumentato senso di collaborazione con tutte le realtà laicali della diocesi (Consulta, MEIC, Acireale per la pace (corridoi umanitari, Libera…)
Punti di debolezza dell’Associazione diocesana
- L’AC diocesana non è presente in tre comuni su 18 (Randazzo, Castiglione, Milo);
- i gruppi ACR con una presenza di almeno 5 ragazzi sono presenti solo in 17 ATB su 41;
- le ATB con gruppi Giovani di almeno 5 aderenti sono solo 14 su 41 e non tutti i giovani risultano tesserati;
- il 24% del totale aderenti sono adultissimi; aspetto che evidenzia una tendenza
all’invecchiamento dell’Associazione; - la formazione e le persone che formano;
- la comunicazione esterna e la gestione dei social media;
- il sito web diocesano e la pagina Facebook ;
- la mancanza di sede diocesana (in ristrutturazione);
- difficoltà a fare rete con altre realtà laicali presenti sul territorio
Costruire sul quadro d’insieme
- Valorizzare e far crescere i segni di speranza
- Gestire i rischi
- Fare leva sui punti di forza
- Minimizzare e/o eliminare i punti di debolezza
Proposte operative
- curare il momento dell’adesione (perché…)
- vivere la missionarietà supportando le ATB in difficoltà (progetto “Vicini alle parrocchie”);
- curare la formazione supportando la motivazione dei soci, mettendo al centro la Speranza cristiana e recuperando il senso di responsabilità;
- riorganizzare l’attività per contenuti e metodo curando strumenti e linguaggio…;
- curare la comunicazione interna/esterna e la gestione dei social media (progetto sito web e pagina Facebook). (Presentazione a cura di Carmelo Agostino e Edoardo Scaccianoce)
Coscienza del Presente e Speranza cristiana
Il grido di Speranza che sale costantemente da ogni parte della creazione può essere
considerato come il grande segno dei tempi che, in ogni epoca, caratterizza la vita del mondo.
Ogni generazione, infatti, avverte più o meno coscientemente il desiderio di salvezza, essendo
immersa nelle trame complesse delle scelte quotidiane.
Partendo da questa considerazione, l’Azione Cattolica diocesana ha pensato di riunirsi per una
giornata di preghiera, di formazione e di definizione degli obiettivi per il futuro prossimo. Sono
stati invitati alla giornata tutti i membri del Centro Diocesano (il Consiglio e le Equipe), i
Presidenti Parrocchiali e i Responsabili dei Gruppi Parrocchiali, per favorire un “contagio”
capillare della Speranza Cristiana nei diversi territori su cui l’associazione vive e opera.
È stato messo in luce, con la lettura dei primi undici versetti del Libro degli Atti degli
Apostoli, come la Speranza Cristiana abbia delle caratteristiche precise, ben diverse – seppur
non contrastanti – con l’accezione comune del termine speranza. Il messaggio cristiano è un
evento preciso, oPerto una volta per sempre; in questo l’Amore assoluto di Dio ha fatto la scelta
di compromettersi irrimediabilmente con la storia degli uomini, spogliandosi della sua
grandezza per chinarsi sulle contraddizioni, rinunciando all’attributo dell’onnipotenza in favore
della libertà tipica di chi ama veramente. Se, com’è vero, l’Amore autentico apre a una visione
chiara sulle cose, la Speranza Cristiana non è mera attesa di un futuro migliore, bensì capacità
di lettura profonda del presente, in vista non di un futuro non solo migliore, ma di un avvenire
saldo, capace di gestire l’incertezza ineliminabile. Nell’epoca in cui la calcolabilità assurge a
nuovo dio, con la pretesa di cancellare qualsiasi spazio per le scelte personali, si è visto come
il Dio di Gesù Cristo non sia uno spirito evanescente, ma un Dio prossimo, per il quale tutte le
azioni umane – calcolo compreso – possono diventare strumento per una vita bella e libera,
posto il coraggio di «dare un nome alle cose».
Per questo, nel pomeriggio, i diversi settori (Giovani-ACR e Adulti) si sono riuniti in laboratori,
con l’aiuto delle proposte degli Assistenti Spirituali, per tentare di far risuonare il messaggio
evangelico colto nel dialogo della mattina in modo ancora più preciso e circostanziato. Sono
emerse tante bellissime impressioni sulla vita personale di ciascuno e su quella comunitaria
dell’Associazione e delle Parrocchie. Si è visto che si sente il bisogno di ricoprire
l’appartenenza, a Cristo innanzitutto, e in lui a tutte quelle relazioni belle che hanno fatto
crescere l’Azione Cattolica nella Chiesa e nel mondo. Quando queste sono mancate a causa
del disincanto generale, in special modo della “classe dirigente” e dei punti di riferimento
adulti, si è avvertita la sensazione di smarrimento. Nel confronto, però, si è avuto modo di
constatare come nell’ascolto profondo del bisogno di contatto duraturo, oltre il dolore iniziale,
l’Azione Cattolica possa ripartire “col piede giusto” per essere, col suo carisma e le sue
strutture, segno di Speranza e di unità.
(a cura di Francesco Pio Leonardi)
Laboratorio Settore Giovani ed educatori ACR
Il laboratorio ha posto inizialmente l’attenzione sulle motivazioni dietro la presenza stessa dei vari responsabili parrocchiali e dei membri di equipe alla giornata, attraverso la domanda, di stampo provocatorio “Perché sono qui? (e non al mare)”. Dalle varie risposte inviate è seguito un intenso dibattito, incanalato poi attraverso il tema della speranza, punto di riferimento dell’intera giornata: è attraverso la speranza che i giovani responsabili investono il proprio tempo nell’impegno all’interno delle parrocchie, nonostante le difficoltà riscontrabili nelle singole realtà. Proprio su queste ultime si è concentrato parte del dibattito finale; si è avvertito il bisogno da parte dei partecipanti di sentirsi ascoltati in merito alle proprie situazioni locali, cercando da parte del centro diocesano un supporto vicino e concreto.
Laboratorio adulti 1
Riflettere insieme sul tema della speranza è stata una sfida e una scoperta: una sfida perché è stato innanzitutto necessario dare un significato “nuovo” ad una parola antica cui attribuiamo solitamente un’accezione che indica “l’attesa di qualcosa di buono che verrà”, e scardinare così le convinzioni consolidate attraverso le quali giudichiamo il nostro presente. È anche vero che la Speranza cristiana fonda su presupposti diversi da quelli comuni, come ci ricorda il santo padre: essa non rinvia ad una “possibilità” futura, ma testimonia una certezza presente. Non è l’attesa del “non ancora” ma la constatazione di un “è già” che cambia la prospettiva dell’esistenza del cristiano che non può limitare la propria esperienza di fede ad un “avvenire” di certo migliore, ma deve “vivere” il presente sicuro del dono d’amore, dell’incarnazione e della resurrezione che sono fatti già verificati e che danno per essi stessi un senso nuovo ad ogni istante della vita attuale. Per il cristiano non conta tanto il “come” spera, ma “in chi” spera. In questa relazione con Dio creatore e padre, la speranza, unita alla fede, getta una luce nuova sul presente, diventa tensione alla santità, ambizione al superamento delle difficoltà grazie alla certezza che “il male è stato vinto” e su cui il cristiano fonda la sua forza e che diventa “ancora di salvezza”. La speranza cristiana è, quindi, in questo senso, una scoperta che trascende il senso comune ed apre ad una condizione di umanità rinnovata. Condizione che tuttavia trova la sua completa manifestazione nella dimensione comunitaria: è nello sguardo e nell’esperienza stessa della fraternità che il cristiano vive compiutamente la chiesa, trovando nell’altro sostegno, supporto, gioia di condividere la speranza della pienezza di Cristo.
(a cura di Alessandra Prestipino)
Laboratorio adulti 2
Tutti i presenti hanno espresso il proprio concetto di speranza, comune e cristiana. La speranza comune è ciò che ci motiva a perseguire obiettivi personali e a desiderare miglioramenti nella nostra vita terrena. È naturale e umano desiderare il successo il benessere materiale e la realizzazione personale. Questa speranza ci spinge a lavorare sodo, a investire nelle nostre relazioni e nel benessere fisico e mentale. È una forma di speranza che fa parte della nostra natura umana e che spesso ci guida nelle nostre scelte quotidiane. D’ altra parte la speranza Cristiana è profondamente diversa e più profonda. È basata sulla fede in Dio che ci ama infinitamente e ha un piano di salvezza per ciascuno di noi. Come cristiani crediamo che la nostra speranza non sia limitata alle cose terrene e materiali, ma abbia radici nella promessa divina di un amore eterno e di una vita oltre questa esistenza. Questa prospettiva ci dà la forza di affrontare le difficoltà e le delusioni della vita, sapendo che Dio è con noi in ogni momento. La preghiera è fondamentale nella Speranza Cristiana: attraverso essa rafforziamo la nostra relazione con Dio, ricevendo conforto e orientamento per la nostra vita. La Speranza Cristiana ci conduce a vivere una vita da salvati, andando incontro a Cristo Risorto, testimoniando la buona notizia alle sorelle e ai fratelli che incontriamo lungo le strade della vita.
(A cura di Michele Cristaudo)
CORRIDOI UMANITARI AD ACIREALE
Con i corridoi umanitari si dà la possibilità in modo sicuro ai profughi di poter iniziare una nuova vita. Il Ministero degli Interni prima ed i Consolati dopo si occupano del rilascio dei visti umanitari. Le famiglie vengono individuate ed avviate le procedure.
Anche ad Acireale, dopo che nel Comune di Santa Venerina, si è pensato di dar vita a questo progetto di accoglienza grazie al gruppo Acireale per la pace che si è fatto promotore. Vari i gruppi ed le associazioni che hanno accolto la proposta: Azione Cattolica, MEIC, San Camillo, San Vincenzo, Libera, Caritas e l’Associazione Forense Acese. Tutto con il supporto di Marco Lovato della Comunità Giovanni XIII di Santa Venerina. Proprio nel territorio comunale di Santa Venerina si trova infatti da circa un anno una famiglia di profughi siriani, adesso abbastanza integrati. I bambini inseriti a scuola, il capofamiglia inserito a livello lavorativo presso la falegnameria gestita dalla Comunità. Le difficoltà iniziali ed i problemi reali da affrontare naturalmente non mancano. La prima ed essenziale questione è quella della ricerca di una idonea abitazione. A seguire la mediazione culturale e linguistica, l’assistenza sanitaria, l’inserimento dei bambini a scuola, l’integrazione degli adulti e l’iniziale sostegno economico. Si parla anche di borsa di lavoro per il capofamiglia che deve essere aiutato ad inserirsi in un’attività fino ad avere una indipendenza economica. Quindi si deve anche parlare di una educazione alla gestione del denaro che poi sfocia nell’acquisto del vestiario per tutti i componenti della famiglia, degli alimenti, dei libri scolastici ecc.
I gruppi di supporto devono essere coordinati per riuscire a portare avanti gli obiettivi con l’impegno di ciascuno e con il coinvolgimento della collettività.
(a cura di Carmela Cutuli)
…..il vissuto di una partecipante…
Domenica abbiamo trascorso una giornata serena all’insegna della condivisione e della fraternità, in un Istituto immerso nel verde che già di per sè stimolava alla riflessione e alla serenità.
Dopo l’introduzione della nuova presidente diocesana, Concetta Vecchio, vari sono stati i temi affrontati dai relatori, tra l’altro sono stati analizzati i vari punti di forza e di debolezza della nostra associazione.
Io vorrei a questo proposito soffermarmi sui punti di debolezza per dire che la riuscita del percorso formativo di tutti i soci non dipende solo dalle capacità del presidente parrocchiale ma dall’apporto di tutti i soci, con quello spirito di collaborazione e di corresponsabilità a cui siamo chiamati tutti. Spesso però assistiamo ad un fenomeno strano, spiacevole, c’è chi potrebbe dare il proprio contributo di esperienze ma preferisce stare alla finestra, ad aspettare che, chi si affanna per il raggiungimento degli obiettivi prefissati, inciampi.
Questo dà un senso di frattura, di instabilità, di mancanza di coesione.
Oltre questa nota un po’ amara, è da dire che l’affetto che unisce la gran parte di noi e la stima reciproca costituiscono il punto di forza più importante su cui costruire il futuro della nostra associazione che ha fatto innamorare di sé molti di noi.
E’stato bello rivedere volti noti e conoscere nuove persone, apprendere notizie di progetti in corso e di altri che si vogliono attuare.
Ringrazio la presidenza diocesana e tutta l’equipe per l’organizzazione impeccabile, per come è stata condotta tutta la giornata, per la scelta dei canti, per aver risvegliato in tutti noi il seme della speranza e soprattutto per averci portato a riflettere sul significato stesso della parola “speranza”, che per me è l’essenza della vita.
Gradita è stata la presenza di tanti giovani, che per dirla con una parola in tema, rappresentano la nostra speranza, la speranza di tutta l’Azione Cattolica.
Carmelina Castorina, presidente parrocchiale