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Alfabeto della vita spirituale: Benedire

Benedire

Abituati come siamo a riservare una sorta d’esclusiva alla vita nello Spirito ai Sacerdoti e ai religiosi, questo verbo sembrerà inadeguato per un itinerario di vita cristiano aperto a tutti i battezzati.

Ma non è così perché non si tratta soltanto delle “benedizioni” alcune delle quali riservati ai ministri consacrati, ma di uno stile di preghiera che diventa atteggiamento di vita.

Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici” (Salmo 103,2). Così prega il salmista evidenziando che la il “benedire” nasce dal “ricordare”. La lode a Dio è intimamente legata alla memoria dei benefici da Lui ricevuti e alla gratuità dei Suoi doni per la nostra vita.

Il cammino spirituale, allora, non è raggiungere un luogo diverso della nostra esistenza quotidiana, ma la scoperta – tramite la memoria grata – di quanti doni Dio Padre ha abbellito la trama dei nostri giorni.

Quanti ancora al mattino, appena svegli, ci ricordiamo del dono rinnovato della vita e riusciamo a volgere all’Altissimo un pensiero riconoscente prima di tuffarci nel vortice degli impegni? Eppure questo segnerebbe un balbettio essenziale per vivere il resto della nostra giornata come un dipanarsi di lodi e benedizioni. Diventerebbe un valido aiuto per non smarrirci dentro le sorprese, anche dolorose a volte, che lo scorrere delle ore ci può riservare.

La benedizione è appannaggio esclusivo dell’uomo, almeno nella sua forma articolata e comprensibile. E’ l’uomo, tra tutte le creature viventi, il solo capace di sussurrare o gridare la lode e la supplica, il grazie gioioso o la domanda soffocata dal dolore. Dignità grande ed unica chiamata a condurre a parola e a canto la lode muta di tutta la creazione verso il Creatore.

La vocazione dell’umanità è articolare la lode e la benedizione. Questa benedizione è possibile pronunciarla da parte dell’uomo perché prima l’ha ricevuta da Dio. La parola di Dio che conclude l’opera creatrice della prima coppia umana, secondo Genesi, è un’espressione di gioioso rallegramento: «Dio vide quanto aveva fatto,ed ecco, era cosa molto buona» (Gen 1,31).

Lo sguardo di Dio è benedizione che non si stanca delle sue creature e diventa per noi fonte inesauribile di pace e di gioia che si deve concretizzare in impegno a fare della nostra vita una lode e una benedizione rivolta a Dio e al prossimo.

Don Sebastiano Raciti

Pubblicato il 16 Marzo 2014