Gioire
“Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi.” (Fil 4,4), così l’Apostolo Paolo scrive alla comunità cristiana di Filippi. Invita a gioire, lui che si trova in carcere…Non doveva essere tristemente disperato?
La gioia di Paolo, di ogni cristiano è altra cosa dell’allegria superficiale perché non ci sono problemi all’orizzonte!
Il verbo “gioire” “rallegrarsi”è uno dei verbi più usati nel NT (140 volte). Per i primi cristiani era familiare la situazione di sofferenza nella persecuzione a causa di Cristo e proprio questa diventa causa di gioia: “Nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi, perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare. Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo, perché lo Spirito della gloria e lo Spirito di Dio riposa su di voi” (1Pt 4,13-14).
La gioia cristiana così nasce dalla comunione con il Signore e con i fratelli e permane anche quando si soffre per testimoniare il Signore nel mondo che non lo conosce o mostra indifferenza.
La fonte della gioia è la pace con Dio e con i fratelli che fiorisce in un cuore puro, libero dal male e disposto a riconoscere il vero bene e realizzarlo nella concretezza della vita.
Il compimento della gioia, la sua pienezza per il cristiano comincia quaggiù e si svelerà nell’incontro definitivo quando contemplerà il volto di Dio nello splendore della beatitudine eterna.
Si comprende allora perché Gesù in Mt 5, le beatitudini, descrive la novità del Vangelo (lieto annuncio) rovesciando la graduatoria mondana della felicità e indicando nei poveri, sconfitti, umiliati e negli assetati della giustizia e operatori della pace i “beati” secondo Dio.
Per il cristiano la mappa della strada che conduce alla vera gioia è già tracciata: deve seguire Gesù nella piena disponibilità al Padre e nell’amore senza riserve agli altri. Solo così si svuoterà di sé per accogliere la pienezza della gioia, la presenza di Dio, e sarà capace di donarsi agli altri aiutandoli a ritrovare la vera felicità, quella che non si può acquistare e che nessuno potrà mai rubare, perché conservata nel cuore del Padre per i propri figli.
Don Sebastiano Raciti