Il periodo di preparazione alla Pasqua è per la vita del cristiano un momento di riflessione e di conversione “dal buono al meglio”. Vogliamo farci aiutare in questo nostro cammino dal nostro assistente diocesano, Don Sebastiano Raciti, che di settimana in settimana ci proporrà alcune riflessioni denominate “Alfabeto della vita spirituale”. La parola di questa settimana è “Ascoltare”
Ascoltare
Appena nato, l’essere umano è in grado di articolare dei suoni, di inviare segnali (il pianto o il sorriso) per comunicare i suoi bisogni, soprattutto il “bisogno” fondamentale: essere amato. Non possiede ancora la capacità di sapersi raccontare, ma ha tutto ciò che serve per apprendere, in un ambiente e con persone idonee, a farsi riconoscere e a riconoscere.
Le lettere che il bambino apprende a scuola danno la possibilità di “muoversi” con scioltezza dentro il mondo e di porsi in dialogo con gli altri, con la parola e lo scritto. Nel processo di alfabetizzazione il dono naturale diventa processo di crescita più o meno profondo, secondo le proprie capacità e la volontà di andare avanti.
Nella vita secondo lo Spirito, la vita cristiana, si può ipotizzare lo stesso percorso. Nati alla fede con il Battesimo, abbiamo ricevuto in dono la capacità di dire “Padre” per dialogare con Dio, nel prosieguo della nostra vita umana possiamo crescere o arrestarci sul primo gradino per dimenticare presto quel poco che abbiamo appena iniziato a capire.
Il dramma del nostro tempo è proprio in questo paradosso: da una parte un allarmante “analfabetismo spirituale” tra i battezzati, dall’altra un crescente desiderio di spiritualità che conduce anche a ricerche ed approdi non sempre limpidi. Per questo si rende urgente un’opera, paziente e coraggiosa, di riscoperta delle radici per tornare a portare frutti, i frutti dello Spirito: la pace, la benignità, la pazienza…!
Un grande cristiano, convertitosi dopo una vita di ricerca, così afferma nel suo libro Le confessioni: “Non uscire fuori di te, perché nel profondo di te abita la verità” (S. Agostino). E’ il grande tema del “ritorno a se stessi”, del raccogliersi mentre siamo portati a disperderci in tanti pensieri, emozioni e azioni.
Per spiccare il volo verso l’alto bisogna stare in basso, nella parte più profonda della propria vita; per guardare in alto bisogna prima abbassare lo sguardo nell’abisso dove insieme alle dure rocce e agli inevitabili detriti, splende la bellezza che solo un occhio attento potrà scorgere.
Il punto di partenza della vita spirituale è l’ascolto, nutrito dal silenzio e dalla contemplazione. Quest’attitudine si deve sviluppare secondo quattro direttrici: ascolto di sé, di Dio, dell’altro e del mondo.
Ascoltarsi, nella sincerità e nella disponibilità ad accettarsi significa scoprire che Qualcuno mi ama al punto da permettermi di non disprezzarmi. Così l’ascolto di sé, quando è vero, sfocia nella scoperta del Volto, Dio, di cui il mio volto è immagine e somiglianza (Cfr Gen 1-2). La scoperta del mio volto (del chi sono io) avviene sempre nell’incontro scontro con altri volti, solo nell’emergere del prossimo ho la possibilità di non autodistruggermi nell’autoreferenzialità: bastare a se stessi, cioè morire divorandosi! E, infine, il mondo, la natura e la storia, ciò che costituisce l’oggetto dell’amore di Dio: «Dio ha tanto amato il mondo da donare il suo Figlio» (Gv 3). Non possiamo saltare un attento ascolto della natura altrimenti rischiamo di non amare ma dominare; per scoprire che una natura solo dominata e sfruttata non è più alleata dell’uomo, ma alienata. Il problema ecologico, non è ideologico, ma spirituale: un uomo riconciliato diventa fonte di benessere anche per l’ambiente.
Per il cristiano la vita spirituale non è una condizione di benessere psico-fisico autoappagante, ma un progressivo cammino che inizia dall’ascolto e conduce al riconoscimento che tutto è dono e va custodito e amato.
Don Sebastiano Raciti