Alla luce della Parola “Prendi il largo” (Luca 5, 4), si inaugura l’anno associativo 2024-2025 dell’Azione Cattolica Italiana della diocesi di Acireale
Ascoltando la richiesta esplicita di Gesù rivolta a Pietro “prendi il largo e gettate le vostre reti” e l’altrettanto chiara risposta di quest’ultimo – “Maestro abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti” (v. Luca al cap. 5 nei versetti 4-5 -, si è tenuta domenica 29 settembre ad Acireale, nei locali del Seminario Vescovile, l’Assemblea dei soci dell’Azione Cattolica diocesana – che ha dato il via al nuovo anno associativo 2024-2025 -.
I lavori si sono aperti con la celebrazione Eucaristica, presieduta dall’Assistente Unitario, don Orazio Barbarino. Le letture della XXVII domenica del tempo ordinario, come ha sottolineato il celebrante, ricordano il significato e il ruolo della profezia (Num 11,29) “fossero tutti profeti del Signore”, e l’importanza di fare il bene senza impedire a nessuno di bene operare, anche se non è dei nostri, perché “chi non è contro di noi è con noi” (v. Vangelo Mc 9. 38, 47,48).
L’invito, quindi, a non chiudersi in sé stessi e a non sentirsi soli anche quando si attraversa il deserto.
In questa bella cornice, i soci di A.C.- in rappresentanza di 35 associazioni territoriali di base (ATB) su 41 presenti in diocesi – hanno risposto numerosi con grande gioia e fiducia all’invito della Presidenza Diocesana.
Il saluto della presidente diocesana: cogliere i segni di speranza nonostante i rischi
Nel saluto introduttivo la presidente diocesana, Concetta Vecchio, sottolinea il significato da dare a questo ritrovarsi insieme: cogliere i segni di speranza che sono presenti nella storia che stiamo vivendo. Bisogna considerare un dono l’esserci e lo stare insieme. Valorizzare e far crescere le persone che incontriamo in modo provvidenziale e che hanno bisogno di ascoltare parole di pace e di speranza che infondano fiducia nel futuro. Fare emergere un senso di fede in Gesù Cristo non più come fatto individuale ma come esperienza condivisa con la comunità cristiana e non solo. Tener conto del bisogno emergente, soprattutto nei giovani, di incontrare persone di fede, oneste, autentiche, credibili che parlano con la loro vita. In questo contesto non mancano i rischi e le criticità: l’individualismo, l’autosufficienza, l’accentuata carenza di partecipazione democratica, la scarsa corresponsabilità; il mancato senso di comunità, la sfiducia nelle istituzioni, una passiva rassegnazione, accompagnata spesso dalla mancanza di speranza. Rischi e criticità da cogliere come sfide, e non come temi su cui “piangersi addosso”, anche perché…è vietato lamentarsi.
- Trafficare i doni ricevuti e far leva sui punti di forza dell’Associazione diocesana
- Per “prendere il largo” bisogna confidare nella Parola di Gesù ma nello stesso tempo “faticare”, ovvero operare mettendo a disposizione quello che abbiamo ereditato, i doni che abbiamo ricevuto e che abbiamo il dovere di trafficare. L’ Azione Cattolica diocesana – ancora oggi – è presente in 15 Comuni (su 18), in 41 Parrocchie (su 111) ed è in crescita. Inoltre l’AC – non per meriti ma per grazia – può vantare una storia centenaria, arricchita di molti santi e beati, e una proposta formativa che copre tutte le stagioni e le condizioni della vita, dai piccolissimi agli “adultissimi”..
I punti di debolezza e le priorità da perseguire
Ascoltando i soci e i responsabili diocesani sono stati individuati i punti di debolezza e le priorità da perseguire. Tra le proposte operative avviate e/o da avviare: vivere la missionarietà supportando le associazioni parrocchiali in difficoltà (progetto “vicini alle Parrocchie / le Parrocchie vicine) – non come una cosa da fare, ma da vivere in uno stile di AC policentrica, non gerarchica o “dipendente” dal Centro diocesano ma capace di guardare oltre il proprio campanile. Curare la formazione – intesa come conformarsi in Cristo – supportando la motivazione dei soci e mettendo al centro la Speranza cristiana. Recuperare il senso di responsabilità e la corresponsabilità – in linea con le indicazioni pastorali del Vescovo -. Proporre i campi scuola e tutti gli eventi associativi come momenti privilegiati che fanno sperimentare la fraternità e la gioia di esserci…come doni di Dio…e della sua grazia. Riorganizzare l’attività associativa per contenuti e metodo, curando strumenti e linguaggio. Curare la comunicazione interna/esterna e la gestione dei social media (progetto sito web e pagina Facebook). Curare l’adesione (tesseramento) proponendo un’esperienza di rinnovato impegno al servizio del Vangelo e di supporto tangibile alla vita dell’ACI. Favorire il lavoro di rete con altri gruppi e associazioni, ecclesiali e non…
Il tema dell’anno
Il tema dell’anno ha origine dall’ascolto e dalla meditazione del Vangelo dell’anno Lc 5,1-11 “Prendi il largo”, è questo l’invito che fa Gesù ai suoi discepoli, e Simone non esita a seguire la parola del Signore, nonostante la fatica. Egli chiede a loro e oggi anche a noi di avere coraggio ed essere capaci di uno sguardo che si allarga verso l’orizzonte. Ci invita ad uscire dal nostro porto sicuro, a guardare in profondità la nostra vita, ad affidarci a Lui. A tal proposito, Francesco Leonardi, incaricato diocesano per la formazione, offre ai partecipanti delle chiavi di lettura per riflettere sul brano del Vangelo di Luca, riprendendole dal luogo fisico e dal contesto dove i fatti si sono svolti. La tempesta ha sconvolto tutta la notte i pescatori che stavano rientrando a riva, ma Gesù, per allontanarsi dalla ressa della folla, chiede loro di salire sulla barca per continuare ad insegnare alla folla. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: “Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”. Benché Simone esprima il suo disagio per non aver preso nulla tutta la notte, osa fidarsi: “sulla tua parola, getterò le reti”. Il brano si conclude con un nuovo mandato di Gesù a Simone, che torna con le reti stracolme di pesca: “ti farò pescatore di uomini!”.
Proviamo ad immaginare la meraviglia di Simone, che non solo obbedisce al comando di gettare le reti dopo una notte di inutile fatica, ma sentirsi chiamato a qualcosa di nuovo, di inedito, ad essere “pescatore di uomini!” e cambiare, come sapremo in seguito perfino il suo nome, da Simone a Pietro.
La lettura simbolica che viene offerta all’uditorio attento lascia cogliere il desiderio dell’ascolto che offre insieme al progetto anche il limite del sogno, la vicinanza e la lontananza, tra il lasciare la riva e salire sulla barca, con un allontanamento e una azione che si realizza a seguito di un atto di fiducia e una nuova presenza che si fa compagnia pur in un momento in cui era davvero difficile fidarsi: “Non abbiamo preso nulla”, ma “sulla tua Parola”. Nei pressi del lago di Genesaret, la folla è descritta come una massa informe: gente senza nome, parcheggiata, ferita e disorientata, assetata di assoluto e smarrita. Questa gente chiede di essere “tirata fuori”, “pescata viva”, “di essere vista, ascoltata, riconosciuta… chiamata per nome, come accade a Simon Pietro”. Sulla riva, infatti, anche i pescatori, che hanno faticato tanto senza aver «preso nulla», vivono la frustrazione dell’insuccesso. Si fidano, però, della Parola di Gesù e, così facendo, vivono l’esperienza sorprendente della sovrabbondanza dell’amore di Dio e l’invito a diventare «pescatori di uomini».
Dalla FIDUCIA scaturisce un atto creativo, una richiesta di aiuto perché un’altra barca venisse loro in aiuto a raccogliere le reti, a condividere il frutto della fatica, tanta era la pesca sopraggiunta.
Ma non basta! La meraviglia di Pietro, nel momento in cui riconosce in Gesù il Signore e il suo essere peccatore, ci coinvolge !
Gesù, riconosciuto come il Signore, non esita ad accoglierlo perché divenga il primo degli apostoli a cui può affidare la sua Chiesa. La fede di Pietro insieme alla sua lealtà e alla sua consapevolezza di fragilità umana, viene assunta come paradigma per ogni uomo che se si riconosce nella sua debolezza, e sa che può sperare che anche a lui, potrà venire dato in cambio il dono della salvezza.
Anche a noi, se crediamo, può accadere di essere salvati e di vivere in novità di vita.
Passare da una situazione all’altra, dal dubbio alla fiducia, dalla paura allo slancio, dalla routine allo stupore, dalla solitudine alla comunità, dalla rassegnazione al sogno, è fare esperienza della Pasqua a partire dall’ascolto della Parola. “Ogni passaggio diventa la nostra personale Pasqua”. “Ogni passaggio rende nuova la quotidianità della vita nella sua concretezza”, ci apre a uno sguardo nuovo, ci interpella per cambiare il modo di vivere, con meraviglia e stupore, il lavoro, le relazioni familiari e sociali, la progettualità e le aspettative, le gioie e le sofferenze. “L’icona nel suo insieme ci ricorda che ricominciare è un’azione audace, cambiare direzione è abbandonare l’idea che in fondo “abbiamo sempre fatto così”, accettando di rischiare per scoprirsi nuovi, più veri e autentici.
Testimone della cinquantesima settimana sociale di Trieste – “Al cuore della Democrazia”
Saria Pavone, giovane avvocata e presidente dell’AC della parrocchia S.M. della Grazia di Acireale, nella veste di animatore di comunità del progetto Policoro, ha partecipato alla 50° settimana sociale dei cattolici in Italia dal titolo “Al cuore della democrazia”. Nel corso di questo importante evento, sono stati affrontati temi riguardanti la partecipazione e pace, il lavoro e i diritti connessi, le migrazioni, l’ecologia integrale e l’economia; il tutto cercando di mettere al centro l’uomo e la natura.
Perché le settimane sociali riguardano l’Azione Cattolica e tutti noi?
Perché i temi che vengono affrontati derivano dai principi della Dottrina sociale della Chiesa, non intesa come manuale, ma come insieme di orientamenti offerti ai fedeli a supporto del vivere secondo il Vangelo. I principi sono i seguenti: la dignità della persona (diritti umani), in cui la vita è sacra e la dignità inviolabile, indipendentemente dall’età, dallo stato di salute, dalla ricchezza; il bene comune, cioè il bene di tutti e di ciascuno; la solidarietà che richiama un comportamento altruistico, volto ad aiutare chi ne ha più bisogno; la sussidiarietà attraverso cui lo Stato da voce alle esigenze delle persone. Si realizza ciò favorendo l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per le attività di interesse generale partendo dal basso (comuni, città metropolitane, provincie, regioni…)
Tre laboratori per dare spazio agli interventi dei partecipanti all’Assemblea
- Un primo laboratorio dedicato ai giovani, organizzato dalle equipe del settore giovani e dell’ACR, e guidato da don Rosario Di Bartolo, assistente spirituale ACR, ha voluto far leva sul senso di “rete” e interconnessione tra le parrocchie, a partire dalla riflessione sull’icona biblica dell’anno (Lc 5, 1-11). Per questo motivo, l’attività ha avuto inizio prendendo come modello una rete da pesca, metaforica ma anche reale, formata tramite l’uso di un gomitolo dall’intersezione dei suoi fili, tenuti ad ogni estremità da un partecipante diverso. Formatasi la rete, si è poi chiesto ai singoli di apporre tramite post-it tra i nodi della rete una problematica rintracciabile all’interno della propria realtà parrocchiale. Quello che è venuto fuori è stata così una grande rete, tenuta insieme dall’insieme delle parti, oltre che da questi stessi problemi che, connessi alle altre realtà, vengono così condivisi e possono essere superati. L’obiettivo finale, seguito ad un dibattito tra i vari partecipanti, è stato mostrare l’importanza del restare connessi con le altre realtà parrocchiali diocesane, dalle più vicine alle più lontane, per meglio supportarsi e poter così, insieme, “prendere il largo” e gettare le nostre reti.
- Un secondo laboratorio, dedicato agli adulti, organizzato dall’equipe del settore adulti, guidato da Roberta Pulvirenti e Marina Musumeci, ha approfondito il tema dell’anno “Prendi il largo” proponendo ai partecipanti di riflettere su tre immagini: reti, barca e ancora. Le reti evocano i pregiudizi, le paure, l’inadeguatezza, i condizionamenti, la tentazione di “mollare”, la lamentela, il timore di dover “dare troppo”, il “si è fatto sempre così”, la pigrizia. La barca evoca il senso di “abbandono fiducioso”, il coordinarsi, il collaborare, l’esplorare, la voglia di affrontare l’ignoto, l’aprirsi all’imprevedibile, la conoscenza del magistero della Chiesa, l’essere pronti ad affrontare la “tempesta”, “nessuno si salva da solo”, “dare in base al proprio talento”. L’ancora evoca Gesù Cristo, la Parola, i momenti formativi, le giornate di spriritualità, il “freno”, la chiusura, la sicurezza, la croce, le certezze, i riferimenti, la fede.
- Un terzo laboratorio, guidato da Carmelo Agostino (membro del Consiglio diocesano di AC), ha proposto il tema “Abbiamo a cuore la democrazia…” Diamo “gambe” al messaggio della Settimana sociale di Trieste. “Al cuore della democrazia c’è la persona”, “La Chiesa tiene sempre assieme la dimensione spirituale a quella sociale” (card. M. Zuppi presidente CEI alla fine della settimana sociale di Trieste). Come realizzare, a ogni livello, quella “democrazia sostanziale”, la quale consiste nella piena concretizzazione dei diritti sociali per i poveri, per gli “invisibili” e per ogni persona nella sua infinita dignità, che rappresentano – come ha ricordato papa Francesco – il cuore ferito della democrazia, che non è una scatola vuota, ma è legata ai valori della persona, della fraternità e dell’ecologia integrale? Come sostenere un impegno che inizia dall’ambito educativo, per dare vita ad una democrazia partecipata e dal basso? Come assicurare che gli interventi di riforma della Costituzione, nata da istanze sociali plurali e concorrenti, siano frutto di una comune responsabilità nell’incontro, che crediamo sempre possibile, tra le argomentazioni e le ragioni di ciascuna parte? Tornano in mente le parole di Mattarella: «che la Democrazia non è mai conquistata per sempre» e che non vi può essere «una democrazia della maggioranza».
Aumentare la consapevolezza dei soci di AC sulle criticità che stiamo vivendo a livello sociale e politico
Negli interventi dei partecipanti è stata sottolineata la necessità di affrontare come ACI i temi proposti – definiti piccoli semi di speranza da coltivare -. Sono state avanzate diverse proposte a sostegno della tematica discussa: aumentare la consapevolezza dei soci di AC sulle criticità reali che stiamo vivendo a livello sociale e politico; necessità di ricreare le condizioni culturali per mettere al centro il bene comune di tutti e di ciascuno, a prescindere dall’appartenenza partitica e superando la posizione ideologica; lavorare sugli aspetti educativi a partire dai più giovani, curando il linguaggio e il metodo di proposizione; riprendere percorsi di formazione politica e riscoprendola come “la più alta forma di carità”.
Quale percorso formativo per gli adulti di A.C.
Michele Cristaudo, responsabile diocesano del settore adulti insieme ad Alessandra Prestipino, introduce il percorso formativo per il 2024-2025, evocando uno sport che si chiama “PARKOUR”, disciplina sportiva nata in Francia nel 1980. Esso consiste nell’ abilità di compiere un percorso partendo da un punto A per arrivare a un punto B superando qualsiasi genere di ostacolo in maniera veloce ed efficiente: attraverso la corsa, l’arrampicarsi, saltando e arrotolandosi; può essere praticato sia in area naturale che urbana. Questo sport non è una gara, ma una palestra di vita, perché, se si riesce a superare gli ostacoli, si riparte per raggiungere la meta. Considerando il mondo degli adulti troviamo molte analogie nel nostro quotidiano, infatti cerchiamo di stare in equilibrio tra ostacoli e imprevisti. Inoltre l’adulto impara da suoi piccoli o grandi fallimenti ad accertarsi e superare i propri limiti a darsi altre possibilità: es. un amore finito, un lavoro non andato bene, una gravidanza interrotta…In tutto questo non siamo da soli, perché accompagnati dal vangelo, quindi dalla relazione fede – vita che ci conduce a riprendere il largo attraverso nuove relazioni e opportunità, perché in ogni persona abita il desiderio di Dio da custodire, curare e alimentare. La presentazione della guida è stata realizzata anche attraverso i volti e le storie di tanti adulti, giovani-adulti e adultissimi visti nei video del weekend del 31agosto e 01 settembre a Linguaglossa: storie e volti pieni di gioia e di bellezza, in cui si percepisce una vita vissuta in pienezza, ricca di umanità e di spiritualità.
Il testo adulti “REPLAY”
Annamaria Cutuli, incaricata regionale del settore adulti di A.C., introduce il testo pensato per i gruppi adulti di tutto il Paese, dal nord al sud, e quindi per tutti i soci, immersi nelle più diverse realtà associative e sociali. Esso segue uno schema ormai consolidato negli anni: la divisione in tappe (quattro quest’anno, più una intergenerazionale), ognuna delle quali strutturata in tre fasi: la vita si racconta, la Parola illumina, la vita cambia. Le tappe del testo seguono Pietro in questo percorso:
dalla routine allo stupore, dalla paura allo slancio, dalla marginalità alla comunità
dalla rassegnazione al sogno, dal dubbio alla fiducia (tappa intergenerazionale).
Anche le foto poste all’inizio di ogni tappa rappresentano visivamente questo percorso.
Nell’introduzione, precisamente a pagina 4, è citato uno dei quattro binomi che papa Francesco ha presentato nella esortazione apostolica Evangelii Gaudium: la realtà è superiore all’idea. Possiamo dire che il testo adulti è l’idea, molto ampia e generale, di gruppi adulti idealizzati. Nella realtà invece ci possiamo vedere i gruppi adulti presenti nel paese dal nord al sud, fatti di persone vere, vive, incarnate nel loro territorio, con problemi e difficoltà ma anche con slanci, entusiasmi e voglia di vivere in pienezza la loro vita.
Prendendo in mano il testo, colpisce in primis per prima cosa la copertina, con quelle barchette di carta fragili e audaci insieme. Tutte bianche tranne una, gialla, di cui è segnata la rotta. Stanno tutte insieme tranne quella gialla. Possiamo leggere la copertina in due modi.
1. Le barchette gialle navigano tutte insieme per darsi forza e coraggio e quella gialla fa la manovra per inserirsi nel gruppo: insieme è meglio.
2. Le barchette bianche sono ferme in un porto sicuro per paura dell’ignoto e la barchetta gialla si stacca dal gruppo per andare in alto mare e portarsi dietro tutte le altre: ubbidisce al comando “Prendi il largo”, che è il tema dell’anno.
Il titolo, con il consueto giochino di parole e di colore, evidenzia lo stesso concetto visto da angolazioni diverse:
la ri-partenza
il cammino che ri-comincia
l’adulto che ri-fiorisce
L’icona dell’anno, il brano di Luca 5, 1-11 ci presenta la figura di Pietro, immagine dell’adulto di oggi. E’ alle prese con la rassegnata e monotona routine della quotidianità, ma si lascia coinvolgere dalla richiesta di Gesù e questo suo affidarsi gli cambia la prospettiva e tutta la vita.
Il grafico presente a pagina 12, di cui abbiamo già accennato, ci riporta ai verbi degli orientamenti triennali, e i simboli ci richiamano il cammino che dobbiamo fare.
La vita si racconta: barca, verbo fidarsi (andiamo in alto mare)
La Parola illumina: candela, verbo condividere (la luce della Pasqua: dobbiamo avere la capacità di rotolare via il macigno dall’imboccatura della vita)
La vita cambia: albero stilizzato, verbo generare (l’adulto che rifiorisce può portare frutto).
Altre due immagini che mettono insieme la cultura marinara e la cultura contadina:
l’albero ha le radici e l’ancora si fissa al fondale. Come si può prendere il largo in questa situazione? L’ancora ci deve fissare in Cristo e nella parte superiore di essa c’è la croce che ci slancia verso l’alto.
Finiamo con tre parole chiave:
1. Traversata: ogni tappa un passaggio da /a. Guarderemo indietro a ogni passo compiuto? Evitiamo la nostalgia delle cose sicure ma che fanno parte del passato e radichiamoci nel futuro, cioè nel Risorto che ci viene incontro.
2. Progetto: in verità non siamo noi a progettare, ma un Altro. Noi dobbiamo essere protesi in avanti nello slancio.
3. Ponte: un aiutino per questo percorso che l’adulto è chiamato a fare è il gruppo e questa guida da vivere insieme.
Progetti e strumenti operativi e divulgativi a supporto dell’Associazione diocesana
Uno spazio specifico è stato riservato alla presentazione nel pomeriggio di alcuni progetti e strumenti associativi di fondamentale importanza:
– Marco Galati, incaricato adesioni per l’associazione diocesana, ha presentato il supporto tecnico che aiuterà le associazioni a gestire l’aspetto amministrativo del tesseramento;
– Enrico Cristaudo, membro dell’equipe giovani, ha presentato il nuovo sito AC diocesano con le varie aree di approfondimento;
– Alberto Casabona, incaricato diocesano AVE, ha curato la messa a disposizione del materiale associativo;
– Edoardo Scaccianoce e Seby Catalano, rispettivamente amministratore e segretario diocesano, hanno curato la distribuzione del materiale amministrativo destinato alle singole associazioni parrocchiali;
– Carmela Cutuli, socia del settore adulti, ha aggiornato i presenti circa lo sviluppo del progetto a sostegno del corridoio umanitario che si sta organizzando nella città di Acireale, insieme con la Comunità Giovanni XXIII e volontari provenienti da diverse associazioni.