5. Nascita nella notte
Storicamente, non sappiamo con sicurezza se Gesù nacque nella notte.
Il racconto dei pastori che vegliavano nella notte presso i lori greggi e che qui ricevettero l’annuncio dal cielo della nascita del Salvatore, non è in sé una prova inequivocabile che Gesù stesso nacque nella notte.
Eppure la cristianità si è sempre raffigurato questa nascita santa e salvatrice come verificantesi nella notte. Perché mai?
La notte ha per noi uomini un doppio volto, un doppio senso, un’ambiguità. La notte può essere, infatti, un momento terribile – il buio più fitto -, il tempo in cui nessuno può agire, dell’insicuro, del pericoloso, del poco chiaro; insomma simile alla morte. In senso simbolico è il tempo dell’incredulità e del peccato, il tempo del giudizio e della visita improvvisa da parte di Dio. Perciò, durante il tempo di Avvento, ci viene ricordato di vegliare, per non essere colti di sorpresa dal giudice supremo, che viene come un ladro nella notte.
Ma la notte possiede anche un altro volto. È il momento del riposo, della quiete, del controllo della forza che sa attendere e sa maturare. Nella Bibbia la notte è il momento dei sogni celesti, è il momento della preghiera (Gesù ha trascorso notti intere a colloquio intimo col Padre).
Questo doppio volto della notte dice una realtà molto importante: la notte è qualcosa di ancora indeterminato, al quale deve arrivare il vero senso e valore: la luce e il giorno. L’inizio, però, è qualcosa di contrastante: si aspetta il giorno ma si è ancora al buio. C’è una promessa magnifica di luce ma ancora le tenebre minacciano.
La nascita nella notte è allora la grande speranza oltre le tenebre del buio.
Celebrare il Natale nella notte: credere nella luce oltre le apparenze del buio!
Don Vittorio