9. Vi auguro di partorire il cielo
Il tempo dell’attesa si è fatto breve. Dio viene. I cieli si lacerano come una donna mentre partorisce. E la storia, la mia storia, si prepara ad accogliere Dio in mezzo a noi.
Dio si fa vicino. Lo puoi toccare: ha mani, occhi, piedi. “Questo è il mio corpo”, dirà… sarà profumo di pane, frutto della terra e del lavoro umano, segno di relazione e di cura, memoria di un Dio corpo, venuto al mondo come tutti gli altri corpi.
Prepararsi ad attendere questo Dio, che viene al mondo come ogni bambino, è molto di più che ritrovare la tenerezza e il calore degli affetti che il Natale veicola. È lasciarsi sorprendere da un modo inatteso con cui Dio si rivela, attraverso un corpo umano.
Ogni figlio, ogni figlia è speciale per la propria madre; ogni amato è unico per chi è innamorato. Gesù, l’uomo di Nazareth nato da donna, è unico perché Dio si rivela in modo inedito in lui; ma è anche unico perché umano.
E questa sua singolarità dice che tu pure sei unico, sei unica, creatura irripetibile. Tu sei unica creatura perché amata: in te prende corpo l’amore di Dio.
Il Corpo di Dio, donato per noi, ci libera dalla negazione del corpo come anche dal suo uso strumentale. Tu sei questo corpo, un corpo unico, sacro, amabile.
Il cielo si apre e partorisce il corpo divino. Allo stesso modo i nostri corpi, nella relazione amorosa, si aprano e partoriscano il cielo!
Auguri, cari amici, che mi avete seguito, in queste piccole riflessioni quotidiane, auguri di partorire il cielo!
Don Vittorio