Ancora notizie di naufragi, ancora notizie di morte in tutti i telegiornali: immagini e parole troppe volte viste e sentite.
Tutti siamo costernati, sconvolti, inorriditi. Le parole non bastano più per esprimere i sentimenti di compassione e di dolore che proviamo ancora una volta oggi alla notizia dell’ennesima strage di migranti annegati nelle acque di quello che abbiamo sempre considerato il nostro mare. Erano donne, bambini, giovani uomini che, per la ricerca di un po’ di felicità e di un po’ di speranza di futuro hanno affrontato pene indicibili trovando però solo la morte.
Tutti siamo consapevoli che è ora di dire basta, che è ora di agire per porre fine a questa catastrofe, ma ci sembra di essere impotenti, incapaci, paralizzati. E siamo sempre pronti a rimpallarci le responsabilità l’un l’altro: è sempre qualcun altro che deve occuparsene in prima persona.
Attenti! Corriamo il rischio di abituarci troppo facilmente al dolore e alle sofferenze degli altri: il nostro cuore è sempre più indurito. Abbiamo bisogno che il nostro Dio tolga da noi il cuore di pietra e ci dia un cuore di carne.
Sta per aprirsi l’Anno Santo della Misericordia: preghiamo il Signore per tutti questi nostri fratelli caduti, perché accolti da Lui trovino finalmente la felicità che cercavano.
Dio accoglie e consola; gli uomini cerchino e mettano in atto gesti concreti di solidarietà e accoglienza, parole a noi tanto care. E’ nostro compito non lasciarle cadere nel vuoto, ma riempirle di significato autentico.
Annamaria