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“In nome della Madre”: la nostra recensione

Erri De Luca, In nome della madre (Feltrinelli)

Racconta in maniera intrigante e suggestiva “l’accensione della natività nel corpo di Maria”; ed è lei stessa che racconta, con un linguaggio semplice e moderno, tutti i momenti che nei Vangeli non ci sono. Il libro si compone di quattro stanze e tre canti, più una premessa dell’autore, che spiega il perché del libro, e un prologo che è praticamente un canto iniziale.

La prima stanza è il dialogo tra Maria e Giuseppe, fatto partecipe dell’avvenimento misterioso. Giuseppe crede a Maria e si mette dalla sua parte contro tutto il villaggio. Il loro colloquio mostra l’amore e la fiducia che c’è tra i fidanzati e la stima crescente di Maria nei confronti di Giuseppe. Una sottolineatura particolare meritano il rapporto con la legge e i riferimenti ad altre donne di Israele.

La seconda stanza ci presenta i personaggi di contorno: la famiglia, gli anziani, il villaggio tutto. Un coro di critiche, disprezzo, insulti. I due fidanzati, forti contro tutti perché certi di esser nel pieno rispetto della legge, arrivano al giorno del matrimonio con la promessa di Giuseppe che sarà in tutto e per tutto il padre del bambino. Giuseppe il giusto da’ anche una bellissima definizione dell’appellativo “piena di grazia”.

La terza stanza racconta il viaggio, gli incontri e i discorsi che si fanno lungo la via. Qui è soprattutto Giuseppe che parla, Maria ascolta e conserva nel suo cuore, come è abituata a fare. I due crescono nel loro rapporto di amore e rimeditano le loro vicende (il coraggio di Giuseppe, la scelta del nome). Sono qui messe in bocca a Giuseppe, mentre discute della Legge con i compagni di viaggio, parole ed espressioni che si trovano nel Vangelo naturalmente in bocca a Gesù (date a Cesare …).

L’ultima stanza è il parto che Maria affronta da sola nella stalla: gli uomini non possono assistere. E’ il duetto tra madre e figlio durante la notte santa: all’alba Giuseppe sarà padre e si assumerà tutte le sue responsabilità, ma la notte è della madre e del figlio. Maria riflette, pensa e prega con parole che diventano poesie. Meditazioni sul deserto, sulle parole che diventano la persona (il verbo fatto carne), il pane dell’offerta, le nozze di Cana.

Chiudono il libro tre canti: una preghiera dei pastori di Betlemme che è un Padre nostro rivisitato e due delle riflessioni di Maria: sul deserto, solitudine nelle scelte difficili e riferimento al suo concepimento senza uomo; e l’unicità del rapporto madre-figlio a cui nessun altro è ammesso, almeno in quella prima notte di vita del Bambino speciale.

Anna Maria Cutuli

Pubblicato il 16 Dicembre 2013