Si è svolto lunedì scorso 19 aprile nella sede diocesana dell’Azione cattolica il terzo incontro del percorso di formazione diretto ai presidenti, ai responsabili e a tutti i soci che sentono l’esigenza di approfondire tematiche fondamentali per la nostra associazione. Titolo dell’incontro era “Dare casa alla comunione: la corresponsabilità laici – pastori”. Corresponsabilità è una delle parole – chiavi presentate durante la nostra festa dei150 anni lo scorso 21 ottobre e il vice assistente nazionale don Antonio Mastantuono, che ha tenuto l’incontro di lunedì scorso, nella sua relazione profonda, incisiva e appassionata ha declinato tale parola sottolineando in particolar modo il rapporto speciale tra i laici associati e i sacerdoti parroci e assistenti.
Il nodo centrale del tema, ha detto don Antonio, è la cura delle relazioni, che devono essere autentiche, non scontate; che devono essere tessute con pazienza e costanza; che sono faticose e fragili; che devono essere coltivate e custodite e che fanno fiorire la bellezza della crescita comunitaria.
La cura delle relazioni appartiene a entrambi, e allora noi per primi, laici associati, chiediamoci: come facciamo sperimentare ai nostri sacerdoti la bellezza delle relazioni? E qui entrano in gioco altre due parole importanti: il dialogo e la sinodalità. La ricerca di un linguaggio condiviso è indispensabile per conoscersi e riconoscersi; per valorizzare le diversità che devono arricchirci e ci aiutano a camminare insieme progettando di pari passo crescita personale e cambiamento sociale. Molte le questioni che devono appassionare in egual modo laici e sacerdoti: l’amore, il creato, i giovani, la giustizia … Il mondo attende di essere raggiunto e visitato dal Vangelo e siamo noi che dobbiamo agire in questo senso: è questa la missionarietà che il Papa chiede oggi in special modo all’Azione cattolica. Il nostro posto di laici è il portico, il sagrato, la piazza. I due poli della nostra vita di laici sono Gesù e il mondo. La Chiesa è il luogo dove i due poli si uniscono e il ruolo del sacerdote assistente è quello di essere ponte tra i due poli, di aiutarci nel discernimento e nella crescita spirituale. Poniamoci insieme ai nostri sacerdoti questa domanda: “sappiamo impastare la vita col Vangelo?” Impariamo insieme questa indispensabile operazione e potremo andare nel mondo saldamente ancorati a un elastico che ci permetterà sempre di tornare “a casa” a rifocillarci dell’alimento indispensabile che vi troveremo.
Allora tre cose chiediamo ai nostri assistenti:
1 che ci accompagnino nella crescita camminando e faticando insieme a noi. Nessuno stia nella cabina di regia, ma sporchiamoci le mani insieme.
2 che ci aiutino a discernere senza omologare ma valorizzando le specificità: siamo pezzi unici, non cose fatte in serie. Un bravo artigiano lo sa.
3 che ci educhino a una formazione che non sia solo “conoscenza” e a una spiritualità coniugata con la geografia della vita.
Una parola ancora è stata spesa per il verbo che accompagna il nostro primo anno di vita associativa, e cioè custodire. Ed è stato citato il brano di Ger 1, 11-12. «Mi fu rivolta questa parola del Signore: “Che cosa vedi Geremia?”. Risposi: “Vedo un ramo di mandorlo”. Il Signore soggiunse: “Hai visto bene, perché io vigilo sulla mia parola per realizzarla”». Il Signore vigila e custodisce perché il mandorlo fiorisca e perché il seme germogli e cresca. Facciamo così anche noi insieme ai nostri sacerdoti, e il nostro custodire sia attento, delicato e operoso.
Don Antonio ha poi concluso la sua riflessione assegnandoci un compito: ci ha detto di togliere la polvere dalle ali di una farfalla. Ora sappiamo che le ali delle farfalle sono cosa fragile e delicatissima e se se si spolvera troppo a fondo si rischia di non farle volare più. Allora bisogna fare molta attenzione a togliere solo la polvere ma non il pulviscolo necessario a farle volare. Ecco il compito per laici e sacerdoti: è quello di gettar via tutto il superfluo, ogni cosa che impedisce lo slancio vitale per fare in modo che si possa decollare e andare sempre più in alto e più lontano.
Anna Maria Cutuli