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La Speranza nella società complessa

Sabato 26 ottobre scorso si è celebrata, nella sala conferenze della parrocchia San Paolo di Acireale,l’assemblea diocesana di inizio d’anno dell’Azione Cattolica Italiana. Il tema scelto “Vivere la città come testimoni di speranza. Laici di Ac e missionarietà” è stato presentato con grande chiarezza e profondità da don Gianfranco Matarazzo, direttore dell’Istituto Pedro Arrupe di Palermo, che ha fornito molti stimoli alla nostra riflessione.

Dopo un momento di preghiera dedicato alla meditazione del brano biblico della chiamata di Abramo, siamo entrati nel vivo del tema proposto.

Alcuni flash iniziali sono stati dedicati alla definizione del quadro di riferimento: la crisi attuale non congiunturale ma strutturale; il fenomeno di proporzioni bibliche del rimescolamento dei popoli; la dilapidazione del bene comune non solo ad opera degli amministratori della cosa pubblica.  Sono state poste poi  alcune fondamentali domande: qual è il modello di società che vogliamo costruire una volta che la crisi sarà definitivamente finita? Quale deve essere il ruolo della Chiesa in questo processo di ricostruzione? Come i laici, e in particolare i laici di Azione Cattolica, possono contribuire ad affrontare problemi così complessi che non sono solo di natura economica, ma anche e soprattutto di dimensione etica e culturale?

E qui bisogna che facciamo un po’ di autocritica, insieme ai nostri pastori che forse non ci hanno stimolato abbastanza. La dottrina sociale della Chiesa, che dovrebbe essere strumento indispensabile per affrontare questi temi, è stata spesso usata in modo superficiale, retorico e coreografico, e noi credenti non siamo spesso riusciti a incidere nelle scelte operate a livello politico: la nostra testimonianza deve passare anche attraverso le scelte elettorali.

I due nodi fondamentali su cui padre Matarazzo ci ha fatto riflettere sono stati la solidarietà e la coscienza, strettamente legati l’uno all’altro e tra loro interdipendenti.

La solidarietà è una bussola importante per il nostro cammino, parte dalla persona, dalle relazioni accettate e costruite in maniera autentica e profonda: siamo disposti ad accettare l’altro? quello che chiede solidarietà e quello che già la dona anche da non credente, ma come uomo di buona volontà? La solidarietà passa attraverso i beni e le proprietà: siamo disposti alla condivisione anche delle nostre cose? Pensiamo ai sempre più numerosi poveri e ai recenti e continui fatti di Lampedusa. A questo proposito è stata presentata con un piccolo video la proposta di firmare per l’abolizione del reato di clandestinità lanciata da Famiglia Cristiana: affrettiamoci perché sono gli ultimi giorni. La solidarietà arriva infine nella coscienza, diventando un valore in sé, una virtù morale.

La coscienza, il secondo nodo della relazione. Come si forma una coscienza retta? A questa domanda il padre ha risposto attraverso degli esempi.

Il primo esempio, che ci fa capire come la coscienza si forma acquistando consapevolezza della realtà che ci circonda, giudicandola e facendo le scelte conseguenti, riguarda la vicenda di Sophie Scholl e dei suoi amici della “Rosa bianca”, giovani tedeschi che si opposero in modo non violento ad Hitler e al nazismo arrivando fino ad accettare la condanna a morte. Si è fatto riferimento al film “La rosa bianca”.

Il secondo, che mostra come la coscienza, anche cattiva, può entrare in crisi e modificarsi nell’incontro con i veri valori, come amore e verità, come racconta  il film “Le vite degli altri”.

Il terzo esempio riguarda il brano evangelico di Zaccheo, che ci mostra che è l’incontro con il Maestro a cambiarci la vita: Gesù ci chiama per nome e viene a cena da noi. Il resto deve essere opera nostra.

Noi cattolici dunque, noi laici di Azione cattolica, dobbiamo cambiare direzione, dobbiamo cambiare le nostre coscienze: riprendiamoci allora la profezia, riprendiamo ad andare controcorrente, riprendiamo ad investire dove apparentemente non”conviene”, riprendiamo, secondo la Parola del Signore, a seminare su tutti i terreni possibili e a gettare le reti dovunque con fiducia e speranza: sicuramente crescerà la carità.

Anna Maria Cutuli

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Pubblicato il 31 Ottobre 2013