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Parabola per un giorno di pioggia.

Una donna scendeva da Acicatena ad Acireale e incappò nel temporale che la lasciò infreddolita e bagnata. Prendo in prestito l’inizio di una parabola evangelica molto conosciuta per raccontare una piccola storia vera che mi è capitata l’altro giorno e che può farci riflettere su alcuni nostri comportamenti.

Ero a piedi e pioveva, ma avevo ombrello e stivali e non avevo alcun problema a continuare la mia passeggiata lungo la via che congiunge le due località sopra citate. Ma chi conosce la via Sciarelle sa quante pozzanghere ci sono a causa dell’incuria e della cattiva manutenzione e quanti sostanziosi rivoli di acqua piovana vi scorrono, perché effettivamente la strada è in discesa per un tratto abbastanza lungo.

Vedevo venirmi incontro in direzione opposta alla mia due figure, una donna e una bambina, a piedi come me ma senza ombrello. La bambina si era messa il cappottino in testa, la mamma si era tirata su il cappuccio della felpa. Ho visto una macchina rallentare, accostarsi, scambiare qualche parola e poi ripartire. Quando ci siamo incrociate la giovane madre ha sentito il bisogno di giustificarsi come se quella bambina così bagnata fosse colpa sua, e in pochi minuti mi ha raccontato alcune cose della sua vita: che aveva ancora tanta strada da fare perché abitava lontano, che però aveva trovato una nuova casa più vicina; che era stata la bambina a voler indossare un cappottino senza cappuccio (ma vi assicuro che non avrebbe risolto gran che: lei aveva la pelliccetta del suo cappuccio incollata alla testa, insieme alle ciocche di capelli, e tutte e due sembravano due pulcini appena usciti dall’uovo); che la macchina che avevo visto fermarsi aveva effettivamente chiesto dove andassero, ma purtroppo andava in tutt’altra direzione…

Dopo la breve sosta in tre sotto il mio ombrello abbiamo ripreso il nostro cammino e io, per evitare l’acqua che scorreva ai bordi della strada dovevo spesso camminare più al centro, tra le macchine in marcia. Solo alcuni automobilisti hanno rallentato: in molti hanno mantenuto la loro velocità senza curarsi degli schizzi violenti che mi arrivavano addosso. Ero l’unico pedone contro un esercito di insensibili scatolette marcianti: sono arrivata a casa coi jeans bagnati fino al polpaccio.

Ho promesso a me stessa, quando capiterà a me di essere al volante in un giorno di pioggia, di stare più attenta e di rallentare se vedrò un pedone che cerca invano di difendersi dagli schizzi. E, se incontrerò qualcuno che ha bisogno di essere accompagnato a casa, mi ricorderò che veramente vale la pena di fare una deviazione anche lunga dal mio percorso per venire incontro ai bisogni del mio prossimo.

Anna Maria Cutuli

Pubblicato il 20 Marzo 2015