Cari amici, per porgervi gli auguri di una serena Pasqua vorrei proporvi alcuni brevi pensieri.
Il primo si riferisce alla Liturgia della Parola del Giovedì Santo, messa In Coena Domini memoriale dell’Eucaristia. Il libro dell’Esodo ci racconta dell’agnello immolato e mangiato dagli Ebrei in Egitto prima della loro liberazione. “Ecco in che modo lo mangerete: coi fianchi cinti, coi calzari ai piedi e il bastone in mano” (Es.12,11). Pronti per partire, dunque. E noi, quando ci cibiamo dell’Eucaristia, siamo pronti a metterci in cammino secondo il comando del Signore?
Il secondo pensiero prende spunto da una frase ascoltata per caso dopo la processione del Cristo morto venerdì sera in piazza Duomo. Due amici si salutavano felici di aver partecipato alle “Feste del Signore”. Ma si può parlare di festa nel giorno in cui tutta la cristianità piange il suo Dio morto e sepolto? La risposta è sì, e gli altri due pensieri che condivido con voi ne danno una spiegazione.
Giovedì sera, dopo la celebrazione, ho sostato per un po’ in preghiera davanti all’altare della Reposizione, adornato di fiori bianchi e circondato da un vaporoso tulle bianco. Sembrava una sposa pronta per la sua festa di nozze: le nozze dell’Agnello, come dice Giovanni nell’Apocalisse (Ap 19,7). L’Eucaristia era lì, chiusa nel buio e nel silenzio. Ma bisognerà aspettare solo poco tempo, e il Signore uscirà vittorioso e pieno di vita, “come sposo che esce dalla stanza nuziale” (salmo 18).
L’ultimo pensiero si riferisce all’immagine che accompagna queste righe. Un ramo spoglio decorato con uova colorate: un’immagine che rallegra il cuore. L’uovo è da sempre il simbolo più efficace della Risurrezione: un involucro sigillato che contiene la vita. Ma la vita non può stare a lungo prigioniera. Essa romperà il guscio, spezzerà i sigilli, rotolerà la pietra, per uscire fuori con un canto di gioia, di vittoria, di lode.
Auguri a tutti.
Anna Maria Cutuli