Ci siamo mai chiesti cosa siano le acque reflue? Dove vadano a finire? In che modo la loro gestione condizioni la qualità della nostra vita? Probabilmente no, non ci siamo mai posti queste domande, ma le Giornate Mondiali esistono (forse)proprio per questo motivo ed oggi, è la Giornata Mondiale dell’Acqua.
Questa ricorrenza, istituita nel 1992 dalle Nazioni Unite, vuole ricordare a tutti il valore dell’acqua potabile, un valore che noi occidentali troppo spesso dimentichiamo non avendone conosciuto la privazione. Celebrare l’acqua significa riconoscere che da essa dipende la vita e per questo, oltre ogni interesse privato e particolare, essa va protetta come bene comune primario e custodita “armonizzando gli interessi degli uomini e delle donne di oggi affinché anche le generazioni future possano beneficiarne” (Papa Francesco).
Quest’anno, tenendo in considerazione l’intero ciclo dell’acqua e l’interazione tra le sue fasi naturali e le attività dell’uomo, le Nazioni Unite hanno scelto come tema della Giornata “Waste Water” per riflettere sulla corretta gestione delle acque reflue per la salute umana e ambientale.
Lo sviluppo economico e tecnologico delle nostre società negli ultimi cinquant’anni ha portato lentamente ad un significativo aumento di queste acque “sporche” o per meglio dire contaminate che NON possono essere rimesse nell’ambiente ma che troppo spesso, eludendo le procedure previste dalla legge per il loro corretto smaltimento, finisco nel terreno contaminando così le piante che in esso crescono ma anche le falde acquifere.
I servizi di fognatura e depurazione sono quindi fondamentali non solo per garantire la salute delle persone, ma prima ancora per la salvezza dell’ecosistema e dell’ambiente. Di certo, non ci rendiamo conto di come si generino le acque reflue industriali, agricole o urbane, ma più facilmente possiamo controllare quelle domestiche.
Fermiamoci a pensare: quanto sapone usiamo oggi rispetto alle nostre nonne? Quanti prodotti chimici? Prima che l’industria e il marketing portassero nei nostri carrelli della spesa i “detergenti chimici”, le casalinghe utilizzavano cenere, bicarbonato, limone, aceto, lavanda ed erbe per la pulizia della casa, dei vestiti, dei piatti e anche della persona. Prodotti 100% naturali, dal cui risciacquo proveniva acqua sporca ma assolutamente non nociva che poteva essere tranquillamente dispersa nell’ambiente che l’avrebbe depurata autonomamente. Oggi invece, le nostre case sono piene di detergenti che utilizziamo a mano larga senza chiederci dove finiscano una volta scomparsi nei nostri scarichi, se vengano smaltiti bene o vadano nei terreni fuori dalle nostre città o in mare.
La “questione dell’acqua”, come la indica Papa Francesco all’interno della Laudato si’, è quindi una «questione educativa e culturale, perché non vi è consapevolezza della gravità di tali comportamenti».
Dobbiamo reagire a questa cultura dello scarto su due fronti, quello personale e quello pubblico. Nelle nostre case dobbiamo cercare di utilizzare i detergenti in maniera oculata secondo le dosi consigliate, di risparmiare acqua e sapone con una migliore gestione dei lavaggi (lavatrici a pieno carico, un unico carico di lavastoviglie al giorno, qualche doccia in meno, ecc…), di utilizzare saponi e detergenti naturali, di non gettare nello scarico vernici, acidi, o oli esausti (anche quello della frittura!). Sul fronte pubblico, la nostra responsabilità di cittadini, va esercitata promuovendo incontri con le istituzioni che gestiscono la rete fognaria e gli impianti depurativi delle nostre città, accertando il loro corretto funzionamento.
Ecco cosa ci ricorda la Giornata Mondiale dell’acqua: che dobbiamo celebrarla, dobbiamo difenderla, dobbiamo conoscerla perché dalla sua quantità e dalla sua qualità dipende il nostro futuro.
Marianna Puglisi