Festa dell’Adesione ad Aci San Filippo
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Relazione del presidente di fine triennio

Eccoci qui, siamo giunti alla fine di questo triennio ed è il momento di tirare le somme del cammino compiuto in questi anni. Vorrei riflettere con voi sul percorso compiuto in associazione, seguendo tre direttrici: il bilancio, le prospettive, la mia esperienza personale.

   Cominciamo allora dal bilancio. Abbiamo cominciato questo triennio con la bellissima festa dei 150 anni celebrata il 21 ottobre del 2017 al Palagiarre. Un momento coinvolgente per tutte le associazioni parrocchiali che hanno partecipato e hanno dato il loro contributo anche attraverso i cartelloni che ripercorrevano la loro storia e che sono rimasti nelle parrocchie come testimonianza di una tappa della Bella Storia associativa che festeggiava il passato per vivere meglio il futuro. Solo qualche settimana fa, nella parrocchia di Aci Trezza, si è tenuto un momento conclusivo che ha fatto riassaporare i momenti vissuti con la prospettiva di un cammino proiettato in avanti. La festa dei 150 anni è stata un momento che ha visto crescere nella familiarità e nella confidenza tutti coloro che hanno contribuito ad organizzarla. Abbiamo imparato a lavorare insieme, faticando anche fino a tardi e anche i viaggi in macchina insieme ci hanno permesso di conoscerci meglio e accrescere la stima reciproca e condividere punti di vista, preoccupazioni e speranze. Questo è stato il nostro punto di partenza. Andiamo subito all’arrivo, con la bellissima festa della pace celebrata solo quindici giorni fa ad Acireale, cuore della nostra diocesi, preparata e vissuta con lo stesso entusiasmo e con la stessa voglia di collaborare di allora. E mi sembra di poter dire a nome di tutti che è stata la degna conclusione del nostro percorso. In mezzo tante altre cose: la bellissima serata dedicata nella sede diocesana a Camilla Bella, nostra “Testimone di ordinaria santità” come recita il titolo della pubblicazione dell’Ave a cura della Delegazione Ac Sicilia e che raccoglie diciotto nomi significativi della nostra associazione regionale. E poi il progetto, che giunge a compimento proprio in questi giorni, del libro “La tenda delle favole”, scritto da noi in occasione del terremoto e la cui vendita ci permette di regalare un numero consistente di libri alla biblioteca della ricostruita scuola di Pennisi. Messaggio promozionale: sappiate che non abbiamo ancora finito. Dopo questo progetto se ne può avviare subito un altro: c’è ancora tanto da ricostruire! Vi esorto quindi a passare dal nostro banco Ave e acquistare una copia. Farete del bene e vi assicurerete un momento di lettura gradevole.

    Ci sono state poi tantissime altre iniziative: feste della pace e degli incontri, giornate per gli adulti, feste di primavera, giornate del creato. Tutti momenti che hanno visto un’articolazione associativa cominciare magari da sola, per poi essere affiancata man mano dalle altre nella organizzazione e nella partecipazione, fino a vivere momenti davvero di tutti, adulti, giovani e Acr in maniera unitaria. Abbiamo spesso scelto di decentrare per coinvolgere maggiormente a turno le varie associazioni parrocchiali. E allora grazie Aci San Filippo, Gesù Lavoratore, Santa Venerina, Sant’Alfio, Santa Tecla, San Giovanni Montebello, Fiumefreddo Castello, Santa Maria delle Grazie in Acireale e mi scusino le parrocchie che non cito ma che sono comprese nel ringraziamento e nel ricordo.

   Possiamo dire senza dubbio che le parole chiave da tenere presente in tutto questo fermento di vita associativa sono unitarietà e famiglia.  Il clima di famiglia lo abbiamo respirato in maniera crescente in tutte le occasioni di incontro, nei gruppi parrocchiali, nei momenti diocesani, in consiglio e in presidenza e l’abbiamo riconosciuto nel sorriso dei volti e nella voce gioiosa. Abbiamo scoperto e vissuto tanta bellezza, e l’abbiamo condivisa. Grazie, allora, consiglio e presidenza, per il lavoro fatto insieme, per la fatica portatrice di gioia, per il supporto reciproco, per la condivisione della responsabilità, per l’amicizia coltivata e cresciuta. Grazie presidenti parrocchiali, del continuo rapporto che abbiamo avuto in questi anni, grazie della stima che mi avete dimostrato, del dialogo e del confronto sempre cercato e portato avanti con ascolto paziente e reciproca disponibilità.

   Non sono state tutte rose e fiori, abbiamo avuto anche momenti difficili e ci siamo rafforzati e incoraggiati l’un l’altro nelle difficoltà. Anche il terremoto di un anno fa ha lasciato strascichi in alcune nostre comunità parrocchiali: gruppi dispersi, comunità da ricostruire. Non sempre siamo stati capaci di stare vicini a tutti nel momento del bisogno e di questo chiedo perdono personalmente. Alcune associazioni parrocchiali piccole ci hanno lasciato ritenendosi incapaci di trovare in se stesse la forza vitale per ricominciare. A loro e a tutti quanti dico che mai bisogna scoraggiarsi, mai cedere alla tentazione di rinunciare: c’è sempre il seme piantato nella buona terra che aspetta i tempi giusti per rigermogliare e rifiorire. Dico ancora di coltivare il desiderio delle cose belle che sembrano perdute. In un brano del Silmarillion di Tolkien si narra degli elfi che ricordavano con infinita nostalgia le stelle che avevano visto per prima cosa aprendo gli occhi alla vita. Per ritrovarle avevano affrontato un viaggio irto di difficoltà e pericoli. Così deve essere di noi nei momenti difficili: riprendiamo il cammino fiduciosi che tornerà una nuova stagione, tornerà il tempo della fioritura. Al futuro consiglio dico di non smettere di andare a cercare chi è rimasto indietro agli angoli della strada per riprenderlo per mano e aiutarlo a rialzarsi. Perché così si fa in famiglia: si parla, ci si ascolta, ci si confronta su tutto sempre con un linguaggio gentile e fraterno, ci si tiene per mano per affrontare insieme il cammino.

   Ancora alcune cose vorrei dire riguardo al bilancio del triennio in relazione ai momenti di formazione proposti dal centro diocesano con incontri unitari e di settore. Oppure promossi dalle associazioni parrocchiali come attenzione ai territori e ai temi di attualità più sentiti. Ed allora ecco gli incontri unitari di spiritualità col nostro assistente don Vittorio Rocca, e quelli di settore con i rispettivi assistenti don Giuseppe Garozzo, don Giuseppe Pavone e don Mario Camera. E permettetemi qui di rivolgere un sentito grazie e un pensiero affettuoso a don Salvatore Grasso che ha lasciato il settore giovani per meglio occuparsi della sua parrocchia a Randazzo: siamo sicuri che getterà lì dove si trova i semi dell’associazione e quindi ci sarà vicino in maniera diversa. E poi i campi estivi e invernali per i giovani e i giovanissimi e quelli degli adulti, che hanno inaugurato questa bellissima tradizione settembrina. E poi ancora i momenti di formazione per gli educatori Acr, preparati con grande cura, allegri, partecipati e condivisi con il settore giovani, per sottolineare la collaborazione familiare di cui parlavamo prima. E per quanto riguarda le associazioni parrocchiali, esse si sono fatte promotrici di incontri su temi sensibili, dalla violenza sulle donne, alle fragilità di coppia, al discernimento e alla ricerca di sé e anche di iniziative concrete che sottolineano la presenza concreta dell’associazione sul territorio. Grazie per questi momenti alle associazioni parrocchiali San Mauro di Aci Castello, Santa Maria delle Grazie e Maria Santissima di Loreto di Acireale, Santa Maria La Stella per la sua Cocolandia e anche qui mi perdonino quelle che non cito.

   Se un appunto si può fare a questo fiorire di iniziative, soprattutto quelle a livello parrocchiale, è che i tentativi di allargare gli orizzonti e di coinvolgere le parrocchie limitrofe non sempre sono andati a buon fine e si è rimasti nel chiuso del proprio orticello. Se un consiglio si può dare allora è quello di curare di più la diocesanità, di aprire le porte e collaborare, senza paura di disperdersi e annacquarsi, ma col coraggio di uscire verso l’altro per camminare insieme. Esortiamoci l’un l’altro, cari fratelli, per migliorare la nostra vita associativa e, senza nulla togliere alla intensa attività vissuta nelle parrocchie, cerchiamo di valorizzare al massimo le occasioni di formazione proposte dall’associazione diocesana che non sempre hanno visto una partecipazione larga.

   Un altro capitolo del bilancio riguarda le aperture che con timidezza ma con crescente coraggio abbiamo tentato con alcune associazioni presenti nella nostra realtà. Abbiamo sempre creduto nell’accoglienza, ed è giusto che se siamo capaci di aprirci e accogliere, siamo dall’altro lato felici di lasciarci accogliere. E se il nostro posto naturale è la consulta diocesana dei laici, all’interno della quale siamo pienamente inseriti e insieme alla quale vogliamo dare il nostro contributo per la crescita della nostra Chiesa locale (non è per caso che qui oggi accanto a noi a presiedere la nostra assemblea ci sia Salvo Paratore, responsabile della consulta e segretario del consiglio pastorale diocesano), dall’altro lato vogliamo essere presenti, come è nostro dovere di cittadini, all’interno della società civile. Guardiamoci intorno, scopriamo i fermenti di rinnovamento che crescono intorno a noi e cerchiamo di offrire il nostro contributo. Abbiamo il coraggio di aprirci a relazioni nuove che faranno crescere noi, gli altri e tutta la società attorno a noi. Vorrei allora ricordare il primo timido tentativo di partecipazione l’anno scorso in piazza Duomo durante la giornata contro la violenza sulle donne. Il nostro stand col percorso multimediale è stato visitato da non moltissime persone, e noi soci per primi abbiamo mancato di essere presenti. Ricordiamo che qualunque cosa si faccia, se noi non ci siamo, nessuno prenderà il nostro posto e i vuoti non saranno colmati da nessun altro. Assumiamo con consapevolezza le nostre scelte e se prendiamo l’impegno di collaborare con altre realtà, portiamolo a compimento senza tentennamenti e a testa alta.

   È stato bello, a questo proposito, partecipare con Libera l’anno scorso alla manifestazione acese della giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Collaborazione che vogliamo continuare e approfondire. Saluto a questo proposito il nostro amico Dario Montana che è venuto a trovarci e che ci proporrà le iniziative del prossimo 21 marzo a Palermo. E voglio ancora ricordare la piccola apertura nei confronti del gruppo Friday For Future che ho seguito personalmente anche a nome vostro: guardandosi intorno e partecipando si scoprono bellissime sorprese e possiamo aprirci a collaborazioni sorprendenti. Sono molti quelli che non aspettano altro che un nostro primo passo per camminare con noi. E se davanti a chi ci vede come clericali e bigotti rivendichiamo con forza la nostra laicità, così pure andiamo fieri del nostro essere uomini di fede testimoniando nel mondo la bellezza del credere e la gioia che ci viene dal Risorto.

   Adesso uno sguardo al futuro. Le prospettive della vita associativa per i prossimi tre anni partono da questo presente che vede un notevole ringiovanimento dei presidenti parrocchiali: a tanti giovani che hanno con gioia accettato questa assunzione di responsabilità dico a nome di tutti grazie. Siete la dimostrazione che molti dei luoghi comuni sui giovani del nostro tempo sono assolute falsità. Un ringiovanimento e un ricambio che a cascata si riverbera sulle nostre equipe e sul consiglio, con la prospettiva di una corsa più veloce verso obiettivi adeguati alla rapidità del tempo che viviamo. Al nuovo consiglio dico di coltivare sogni ambiziosi, e di continuare a desiderare e sognare: se realizziamo tutti i sogni e i desideri corriamo il rischio di sentirci appagati e questo non deve succedere. Un sogno che sicuramente andrà realizzato è quello di riuscire a promuovere gruppi cittadini o interparrocchiali specialmente per i giovani e i giovani adulti.

 Alle associazioni parrocchiali raccomando di fecondare i loro territori provando a crescere in profondità, in presenza attiva e perché no, anche in numero, soprattutto quelle associazioni che hanno difficoltà ad avere tutti i settori al completo. La semina e la cura nel coltivare devono essere portate avanti con costanza, pazienza e perseveranza, sempre in serena collaborazione con il clero nell’ottica di quella corresponsabilità che è da sempre nel nostro DNA e che è uno dei pilastri del nostro essere al servizio della Chiesa. Il nostro luogo naturale è la parrocchia, anzi il sagrato delle nostre chiese: luogo di dialogo e di incontro che ci permette di stare accanto al Santissimo con lo sguardo a chi non ha il coraggio di entrare. In parrocchia vogliamo crescere in amicizia, stima e fiducia coi nostri sacerdoti. A loro il nostro grazie per quanto ci hanno dato finora e l’augurio di essere i direttori d’orchestra che aiutano tutti a suonare lo stesso motivo senza mortificare l’individualità di ognuno; a noi la capacità di capire il momento di un “a solo” o una variazione sul tema o un controcanto che facciano meglio risaltare l’armonia.  Al nuovo consiglio raccomando di portare avanti la collaborazione con gli uffici diocesani: già avviato in maniera molto positiva il rapporto con l’ufficio della pastorale giovanile, e grazie a don Orazio Sciacca per l’attenzione e l’affetto, ricambiati, con cui ci segue e ci è vicino. È il momento di approfondire il rapporto con l’ufficio catechistico e portare a compimento i progetti relativi alla collaborazione con l’Acr soprattutto per quanto riguarda l’iniziazione cristiana, di cui si è già cominciato a parlare con don Carmelo Sciuto. Un ultimo ragionamento vorrei proporre alla vostra attenzione a partire da due domande fondamentali che ho spesso ascoltato durante le visite alle parrocchie e su cui ho avuto modo di meditare insieme a tutto il consiglio e alla presidenza: cosa chiede a noi l’Azione cattolica e cosa noi chiediamo ad essa.

   Per rispondere alla prima domanda non si può non partire dal ricordo di un grande uomo, di un nostro grande presidente nazionale, che ha testimoniato con tutta la sua vita la fede che diventa testimonianza vissuta di servizio alla Chiesa e alla società civile. Sto parlando di Vittorio Bachelet, di cui proprio qualche giorno fa, il 12 febbraio, ricorreva il 40° anniversario dell’uccisione ad opera delle brigate rosse. È lui che da Presidente nazionale negli anni fecondi del dopo Concilio ha portato l’Azione cattolica al rinnovamento che noi adesso viviamo e che ha contribuito a dare a noi l’attuale Statuto che è la carta fondamentale che regola il nostro essere laici maturi nel nostro tempo. L’Azione cattolica, affermava Vittorio Bachelet, ci chiede di “essere fermento, seme positivo per la salvezza ultima, ma anche servizio di carità… nella costruzione di una città comune”.

   Lo abbiamo detto spesso: scegliamo di essere soci non per rendere grande la nostra associazione, ma perché attraverso di essa ci formiamo a vivere il nostro battesimo, a essere cristiani autentici pienamente inseriti nella società al servizio della Chiesa e del bene comune. Null’altro che questo, ma per rispondere a questa chiamata, perché di vocazione si tratta, è necessario agire contemporaneamente su due fronti, la formazione e la vita vissuta, la fede e le opere. La formazione che facciamo nei nostri gruppi, spirituale, culturale, umana, a questo ci deve abilitare, ad essere testimoni e missionari e tutte le nostre parole e i nostri gesti sono eco di essa. Chi ci guarda da fuori deve vedere dal nostro comportamento che siamo parte di una Chiesa che ha il compito di rendere visibile l’opera incessante di Dio nel mondo.

   La seconda domanda, cosa chiediamo noi all’Ac chiama direttamente in causa i responsabili diocesani dell’associazione. Una maggiore vicinanza sia nel sostegno alle associazioni parrocchiali in difficoltà che a quelle che con più slancio ed entusiasmo si protendono in avanti per esplorare strade nuove; un maggiore coraggio nel proporre l’associazione anche in quelle parrocchie dove ancora stenta o non c’è affatto, consapevoli che la presenza di laici formati accanto ai nostri sacerdoti non può che essere positiva per la crescita delle comunità ecclesiali.

   Infine una parola sulla mia esperienza. Mi avete riempita di attenzioni e stima, avete riconosciuto in me doti e capacità che non sapevo di avere e che forse veramente non ho. Non credo di aver fatto niente di speciale, solo il mio dovere, come il servo inutile del Vangelo. “Cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato?” Non trovo altre parole se non quelle del salmista per ringraziare il Signore  per questi anni in cui ho servito la nostra Chiesa locale come presidente diocesana. Un servizio che mi è stato chiesto attraverso i criteri di democraticità tanto cari alla nostra associazione. Ho sperimentato con mano come la nostra vocazione di laici associati ci arrivi per vie spesso misteriose e imprevedibili: l’assemblea elettiva che oggi celebriamo è una di queste. Non abbiate paura di dire di sì, impegnatevi generosamente nel servizio di consigliere diocesano se vi sarà chiesto. Riceverete sicuramente molto più di quello che darete. Un ringraziamento affettuoso al nostro vescovo, mons. Antonio Raspanti, sempre prodigo di consigli preziosi nei colloqui periodici personali e con tutta la presidenza: la sua attenzione nei confronti dell’associazione ci ha permesso di orientare meglio gli sforzi, e ci ha dato coraggio nel provare strade nuove. Grazie agli assistenti, che sono accanto a noi per farci crescere nella fede e che veramente sentiamo amici e compagni di viaggio. Grazie a tutti voi che siete stati collaboratori e amici. Grazie infine alla mia famiglia, che mi ha incoraggiato e sostenuto. Saluto i miei predecessori presidenti diocesani emeriti qui presenti: Mario, Santo, Francesco, (Ninni si trova a Palermo come delegato dell’associazione nazionale nell’assemblea di quella diocesi) e ricordo quelli che ci guardano dal cielo, Camilla e Carmelo, che sicuramente pregano per noi.  Al Signore, che ha illuminato e sostenuto i nostri passi e le nostre scelte, e a Maria nostra madre affido il futuro della nostra associazione. Per chiudere alcuni versi:

C’è qualcosa tra noi che non finisce.
Abbiamo coltivato
piante delicate
e alberi rigogliosi.
Ci è cresciuto nel cuore
un giardino fiorito
ed è più che amicizia.
Ve ne affido i semi.
Crescerà un bosco
e sarà bello passeggiare insieme
sotto la frescura degli alberi
che svettano fino al cielo
per cantare le lodi del Signore.                                                 

 Anna Maria Cutuli

Pubblicato il 18 Febbraio 2020