L’assemblea che precede l’apertura dei seggi per la scelta dei nuovi consiglieri per il prossimo triennio è stata introdotta dai saluti. Barbara Sgroi, segretaria del Consiglio pastorale diocesano e segretaria della Consulta delle aggregazioni laicali, è intervenuta per prima in qualità di Presidente dell’assemblea e, parafrasando una storia di Paolo Coelho, ha paragonato l’AC ad una matita nelle mani dei laici grazie alla quale poter disegnare dei “magnifici progetti”. Ha preso poi la parola Carmine Gelonese, delegato del Consiglio nazionale e del presidente Franco Miano: “una presenza – ha sottolineato – che ha un valore istituzionale ma, quello che più conta, è il simbolo del senso di famiglia che si vive in AC”. “Il rinnovo triennale degli incarichi di servizio ha un forte valore civile”, ha precisato il delegato nazionale, che ha ricordato come l’Azione Cattolica sia “una delle poche realtà, non solo a livello ecclesiale ma anche sociale, che sa rinnovarsi, immettere linfa nuova, dando contemporaneamente continuità con nuovi responsabili che non ricominciano da zero, ma condividono con gli uscenti una storia e un impegno. Questo – ha aggiunto – ha molto da dire oggi alla nostra società”.
A seguire il discorso del presidente diocesano uscente Ninni Salerno che, come nell’assemblea di tre anni fa, ha scelto i versi della canzone Ho imparato a sognare per introdurre il suo discorso. “Ho imparato a sognare quando inizi a scoprire che ogni sogno ti porta più in là. Cavalcando aquiloni, oltre muri e confini, ho imparato a sognare da là”. “Una canzone – ha detto – che ci fa gustare il concetto di abitare tutte le situazioni possibili che caratterizzano la nostra vita”. Luoghi che vanno “calati nel tempo”, cioè nella società attuale. Un’operazione che, ha aggiunto, “deve avere alla base l’essenziale, la spiritualità e la scelta religiosa”.
“Vivere la fede, non difendere la fede”. Un principio su cui il presidente uscente è tornato più volte nel suo discorso conclusivo. “È facile difenderla, noi invece dobbiamo impegnarci a vivere un’esperienza di fede e di relazione che ci metta in rapporto con Cristo, un rapporto che dobbiamo affrontare da laici. Alla base ci deve essere la voglia, la capacità e il dovere di formarci. Questa deve essere la priorità nelle programmazioni diocesane e parrocchiali. Solo così possiamo pensare di vivere in maniera fruttuosa accanto ai sacerdoti e poter proporre un’AC bella e concreta”. Niente di tutto questo è realizzabile, però, se non ci circondiamo di relazioni che funzionano. O meglio, prendendo in prestito sempre le parole di Ninni Salerno, “legami di vita buona”.
Prima di chiudere con una preghiera di don Tonino Bello, c’è tempo per ricordare la parola chiave del triennio scorso: “entusiasmo”, a cui per i prossimi tre anni si aggiunge “meraviglia”, cioè vedere sempre novità assolute nella nostra quotidianità. E’ questo l’orizzonte sul quale muoverci nel nuovo impegno che ci aspetta.
Successivamente sono stati presentati all’assemblea gli emendamenti alla bozza del documento assembleare, proposti dai delegati ACR, dai giovanissimi, e dai delegati parrocchiali, che sono stati discussi e infine approvati.
Dopo alcuni interventi il Vescovo ha concluso i lavori assembleari con un momento di preghiera e, sottolineando l’impegno educativo e missionario dell’AC, ha raccomandato all’assemblea una particolare cura verso i giovani e i fanciulli.
Accogliamo l’invito di Mons. Raspanti, e come già sottolineato nel documento assembleare, ci impegniamo a tessere buone relazioni con le altre realtà pastorali della Diocesi.
Settore giovani